Siamo arrivati all’ ultimo appuntamento programmato che ha visto un susseguirsi di prodotti metodo classico sempre interessanti e mai banali delle varie regioni dello Stivale. Per la serata finale abbiamo deciso di portare allo stesso numero i campioni in veste chiara ed i campioni in veste rosata, ma con un accorgimento, ovvero degustare prima i rosati dei bianchi.
Si lo so i puristi del servizio storceranno il naso, ma i tempi di presa di spuma dei rosati erano inferiori a quelli dei bianchi per cui l’ordine di servizio ha dovuto per forza essere arroccato. Anche in questo caso siamo andati a toccare diverse regioni ed abbiamo scelto prodotti in purezza figli di vitigni autoctoni o in cuvée con questi.
La serata è quella cha ha visto la maggior partecipazione di appassionati ed addetti ai lavori, segno che il lavoro svolto fin qui è stato interessante per chi ha avuto la curiosità di lasciare i preconcetti, che molte volte accompagnano questi prodotti “minori”, ed ha avuto il coraggio di degustare al di la del proprio naso.
Ringrazio tutti i partecipanti alle varie serate che hanno stimolato attivamente il confronto su questi metodi classici e mi hanno sostenuto nel lavoro di ricerca. Non vi do comunque appuntamento all’anno prossimo in quanto come soleva dire il compianto Steve Jobs … one more thing… ovvero un’ultima serata di cui deve essere ancora definita la data con prodotti veramente interessanti.
Posso solo anticipare che sarà presente un metodo classico che sosta più di 100 mesi sui propri lieviti. Ma ora per chi ha voglia di leggere ecco i prodotti presentati proposti in ordine di presa di spuma:
- Toscana: Villa Saletta, Pas Dosé 2011, Sangiovese 100%
- Piemonte: Tenuta Montemagno, Brut 2011, Barbera e Grignolino
- Marche: Garofoli, Brut 2009, Montepulciano 100%
- Veneto: Giorgio Cecchetto, “Rosa Bruna”, Brut 2010, Raboso 100%
- Sardegna: Quartomoro, “Q”, Brut s.a., Vermentino 100%
- Veneto: Casal Plave , “257 Old Style”, Brut 2009, Verduzzo Trevigiano 100%
- Molise: Valerio, “Lare”, Brut s.a., Falanghina, Trebbiano e Ch
- Marche: Garofoli, Brut 2008, Verdicchio Castelli Jesi 100%
Toscana: Villa Saletta, Pas Dosé 2011, Sangiovese 100%
Il primo dei rosati in questione proviene dalla nostra regione. Si tratta di un Sangiovese in purezza allevato su terreni argillosi sabbiosi ad un altitudine media di circa 240 mt. s.l.m. in provincia di Pisa; a Palaia per l’esattezza.
Il vino base, della vendemmia 2011 fa un breve passaggio in barrique per smussare le spigolosità del vitigno. Il campione ha sostato 12 mesi sui lieviti prima di essere sboccato nel secondo semestre 2013. Versato nel bicchiere produce una abbondante schiuma bianca che si dirada lentamente ai bordi del bevante.
Nel valutare l’aspetto visivo notiamo nei bicchieri delle piccole schegge rosse che fluttuano assieme alle bollicine per poi depositarsi sul fondo. Al naso esprime le note di piccoli frutti rossi di bosco, un leggero ricordo floreale ed un accenno di minerale.
L’ingresso in bocca é d’impatto, il vino si allarga in tutta la cavità’ orale con piacevole freschezza e buona sapidità’ finale. La bollicina é di pregio, rotola setosa sulla lingua, perfettamente rotonda e risulta integrata nel liquido. Buono l’equilibrio ed il corpo del vino. Persistente dopo la deglutizione.
Piemonte: Tenuta Montemagno, Brut 2011, Barbera e Grignolino
Ci spostiamo in Piemonte col secondo assaggio. Anche in questo caso sono i vitigni autoctoni a comporre la base del vino: Barbera e Grignolino. Allevati su terreni del Monferrato, di natura argillosa calcarea con presenza di marne, ad altitudine di circa 250 mt. s.l.m. e vendemmiati nel 2011 sostano 12 mesi sui lieviti in bottiglia prima di essere degorgiate.
In questo caso il produttore non comunica la data esatta nella retro etichetta. Alla mescita si apprezza un piacevole colore buccia di cipolla con buona produzione di schiuma ma poche bollicine di risalita.
Naso delicato, gioca più sulla finezza delle sensazioni che sull’impatto. Riconoscibili leggere note di frutti rossi acerbi, ed a pasta bianca come la susina. In bocca l’attacco é fresco, salivazione abbondante che sovrasta anche dopo la deglutizione una leggera sapidità di fondo. Bollicina, che surfa sul liquido, non spigolosa ma non ancora perfettamente rotonda.
Equilibrio accentuato sulle durezze che conferisce sprint al gusto del vino. Ritorno delle sensazioni fruttate negli aromi retro nasali.
Marche: Garofoli, Brut 2009, Montepulciano 100%
Torniamo in Italia centrale e precisamente nella Marche. Il produttore é, come si legge sul sito aziendale, la più antica casa viticola delle Marche. Fin da tempi non sospetti le bollicine hanno avuto grande importanza per l’azienda, infatti nel 1984 fu una delle fondatrici dell’Associazione spumante marchigiano metodo classico champenoise.
Anche in questo caso il vino proviene da un vitigno autoctono della regione. Le vigne che forniscono il Montepulciano si trovano nel cuore della DOC Rosso Conero su terreni di medio impasto argillo-calcarei ad altitudini sopra i 200 metri.
Vendemmiate nel 2009 e sboccate nel secondo trimestre 2014 dovrebbero avere avuto un contatto coi lieviti di 36 mesi anche se la scheda fornitaci recita 24 mesi. Di colore più acceso dei precedenti campioni assaggiati produce una soffice schiuma nel bevante per poi scoprire diversi file di piccole perle che raggiungono la superficie in diversi punti del disco.
Naso elegante con ricordi di frutti rossi, leggera pasticceria ed un piccolo accenno di tostatura. In bocca entra equilibrato con ritorni gustativi conformi alla sensazioni olfattive. La bollicina é un po’ irruente ma non spigolosa con buon grip. In fine di bocca si percepisce una nota ammandorlata di chiusura.
Veneto: Giorgio Cecchetto, “Rosa Bruna”, Brut 2010, Raboso 100%
Ritorniamo al nord, in Veneto, precisamente a Tezze sul Piave dove su terreni alluvionali ben drenanti sono allevate le viti di Raboso che vendemmiate nel 2010, vinificate con una permanenza di 12 ore a contatto con le bucce, formano il vino base che imprigionato in bottiglia per 24 mesi produce questo metodo classico.
La sboccatura é del maggio 2013. Colore corallo con generosa formazione di schiuma alla mescita é avaro nel mostrare le sue piccole perle. Naso intrigante e d’impatto. Apre con sensazioni casearie che virano su ricordi di pasticceria da forno e chiude con una piacevole nuance tostata.
Bocca completamente discordante dal naso. La freschezza del vitigno di provenienza si mostra in tutta la sua potenza. Salivazione copiosa ai bordi della lingua e un corpo stretto se paragonato alle sensazioni olfattive.
La bollicina poco visibile prende forma e si espande in tutta la bocca; forse una maggior permanenza in bottiglia attenuerebbe questa irruenza. Piacevole il ricordo gustativo che chiude con note tostate già percepite al naso.
Sardegna: Quartomoro, “Q”, Brut s.a., Vermentino 100%
Passiamo a degustare i bianchi della serata ed iniziamo con un tuffo in Sardegna, nella provincia di Oristano e più esattamente ad Alto Campidano, dove su terreni sabbiosi ricchi di ossidiana venne allevato questo clone di Vermentino. Sosta per 18 mesi sui lieviti ed é stato sboccato nell’estate di quest’anno.
Alla vista é di un bel giallo paglierino con leggeri riflessi dorati, segno di una buona maturazione delle uve; il titolo alcolometrico infatti fa segnare 13 gradi. Produce un’abbondante schiuma e discreto perlage non troppo fine. Naso tipico del varietale e della zona. Si percepiscono suadenti note di macchia mediterranea ed accenni di balsamico che virano in ricordi di idrocarburi e pietra focaia, il tutto su di un letto di frutta a pasta bianca ancora acerba.
Bocca sapida e compatta. Equilibrato in contrapposizione all’alcol ed in compenetrazione con le freschezze. Giusta la persistenza post deglutizione.
Sardegna: Quartomoro, “Z”, Brut s.a., Vermentino 100%
Fuori programma dello sesso produttore, stessa zona e stesso vitigno, leggero cambio di metodo produttivo. Viene utilizzato il metodo ancestrale, ovvero l’utilizzo del mosto di provenienza ricco di zuccheri e lieviti autoctoni anziché l’aggiunta di zuccheri e di lieviti selezionati.
Questo prodotto viene venduto sui lieviti, quindi non subisce il processo di sboccatura. Al consumatore la scelta se berlo con i lieviti in sospensione o stapparlo (dato che ha ancora il tappo a corona) rovesciato con i lieviti in punta.
Noi abbiamo optato per questa opzione ed immerso il collo nella boule che ospitava i vini, con movimento rapido ho stappato e rialzato la bottiglia sotto l’attento controllo dei presenti. Colore leggermente piu’ scarico del precedente ma perfettamente brillante e con maggiore produzione di bollicine.
Naso con accenni agrumati di mandarino, clementina, sensazioni mentolate che si ricompongono in un piacevole balsamico, accenno minerale. Bocca sapida come il fratello maggiore con un corpo più stretto.
Apprezzabile una buona freschezza che si contrappone ad un alcol con minore tenore del precedente. Chiude con una piacevole nota di pietra focaia.
Veneto: Casal Plave , “257 Old Style”, Brut 2009, Verduzzo Trevigiano 100%
Criptico il nome di questo campione che ha incuriosito i presenti. Grazie a quanto riportato in retro etichetta si é potuto appurare che 257 é il numero identificativo del Verduzzo Trevigiano nell’albo nazionale dei vitigni.
Allevato su terreni di origine alluvionale viene fatto sostare per 24 mesi a contatto con i lieviti esausti e sboccato all’inizio del 2013. Alla mescita produce una buona schiuma soffice e persistente con una bollicina di risalita abbastanza persistente ma non troppo fine.
Naso giocato su note casearie e di pasticceria con ricordi di frutta a pasta bianca e gialla; piacevole minerale in chiusura.
Bocca equilibrata nelle durezze con una leggera prevalenza della sapidità. Buona la persistenza gusto olfattiva.
Molise: Valerio, “Lare”, Brut s.a., Falanghina, Trebbiano e Chardonnay
Stiamo quasi per terminare il nostro viaggio e passiamo ad esaminare i due prodotti che hanno generato le maggiori aspettative. Il primo figlio di Riccardo Cotarella é una cuvée di falanghina, trebbiano e chardonnay e se non erro é l’unico metodo classico prodotto in Molise.
Ad un altezza compresa fra i 350 ed i 520 metri su terreni argillosi vengono allevati i vitigni che dopo la vinificazione ed una sosta di 36 mesi in bottiglia a contatto con i lieviti danno vita a questo prodotto.
Brillante ed accattivante alla vista con molteplici file di piccole perle che assurgono dalle profondità del bevante. Naso fine con note prevalenti di camomilla, foglie di the, frutta a pasta bianca non perfettamente mature ed una nota minerale.
In bocca entra stretto, poi lo chardonnay prende il controllo e si allarga per poi rientrare sui binari di partenza. Equilibrato e con bollicina perfettamente fusa nel liquido che rotola perfettamente sulla lingua é dotato di buona persistenza gusto olfattiva.
Marche: Garofoli, Brut 2008, Verdicchio Castelli Jesi 100%
Chiudiamo con il secondo prodotto di questa storica azienda, questa volta a base di Verdicchio. Le vigne si trovano a Cupo delle Lame nella zona classica di produzione delle Colline di Jesi su terreni di medio impasto argillosi e calcarei.
Dopo una sosta di 48 mesi in bottiglia il prodotto é stato sboccato nel secondo trimestre del 2014. Ammaliante alla vista con un colore giallo con nuances satinate e buona produzione di bollicine di ottima fattura.
Naso giocato su note fruttate ancora fresche e con ricordi agrumati; piacevole nota minerale di sottofondo. In bocca la sensazione olfattiva minerale prende corpo con una salivazione limacciosa lavata via dalla freschezza con cui si compenetra mirabilmente.
Bollicina non perfettamente rotonda ma integrata nel liquido. Buona persistenza di bocca.