Come vociferato a bassa voce, ma forse i più attenti se lo ricorderanno, abbiamo organizzato un’ulteriore serata del nostro viaggio attraverso le bollicine minori per permettere a quei produttori che avevano spedito i loro prodotti in ritardo rispetto alla serate pianificate di avere la stessa visibilità dei loro colleghi.
Anche questa serata è stata organizzata con lo stesso numero di prodotti fra bianchi e rosé ed avendo visto che l’arrocco fra i due colori non “provocava turbamenti” (per dirla usando le parole di Vasco) abbiamo pianificato il servizio dei rosati prima dei bianchi in quanto i prodotti avevano una permanenza inferiore sui lieviti.
Ci siamo spostati per l’Italia centro settentrionale scoprendo piccoli produttori che con passione e dedizione creano prodotti degni di nota.
I partecipanti sono stati scelti fra chi aveva partecipato almeno ad una degustazione del ciclo proposto per eliminare la parte didattica introduttiva e concentrarsi con più tempo sui prodotti in degustazione.
Non sono mancate le piacevoli sorprese e le piccole delusioni, ma lungi da noi essere i giudici del lavoro altrui, speriamo invece, di poter contribuire, con le nostre impressioni di beva, al miglioramento di questo mondo fatto di bollicine minori.
Come al solito per chi ha voglia di leggere ecco i prodotti presentati proposti in ordine di presa di spuma:
o Emilia Romagna: Francesco Bellei, “Extra Cuvée Rosé” Brut 2007, Pn e Cho Marche: Santa Barbara, “Stefano Antonucci” Brut s.a. Pn e Cho Veneto: Casal Plave, “3026 Old Style” Brut 2010 Raboso 100%
o Emilia Romagna: Boni Luigi, “Esterosa”, Brut 2007, Pn 100% o Emilia Romagna: Francesco Bellei, “Cuvée Speciale”, Brut 2007, Pn e Ch o Emilia Romagna: Boni Luigi , “Belmount”, Pas Dosè 2010, Pn, Ch, Pb o Lombardia: Frecciarossa, Brut 2008, Pn, Ch, Riesling Renano o Veneto: Bisol, “Seconda Sboccatura” Brut 2003, Pb, Ch, Pn
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Emilia Romagna: Francesco Bellei , “Extra Cuvèe Rosé”, Brut 2007. Pn 70%, Ch 30%
Apriamo la batteria dei rosati con questo produttore di cui avevamo già degustato, nella versione bianca nella quarta tappa del nostro viaggio fra le bollicine minori, un interessante prodotto. Come il precedente ha la stessa percentuale di vitigni, ovviamente vinificati in maniera diversa, sosta 18 mesi sui lieviti ed è stato sboccato nel novembre 2013.
Produce una bianca ed abbondante schiuma alla mescita che diradandosi ci permette di osservare una piacevole colore ramato scarico arricchito da persistente perlage. Al naso lo spettro olfattivo è posizionato su ricordi floreale di rosa e l’immancabile frutto con riconoscimenti di pera e mela golden. Al gusto si apprezza una bella integrazione delle bollicine, purtroppo non troppo piccole, nel vino. La struttura si gioca sulla freschezza, piacevole ed abbastanza persistente. Manca la parte minerale che avrebbe conferito più nerbo al prodotto.
Marche: Santa Barbara, “Stefano Antonucci”, Brut s.a. Ch 60%, Pn 40%
Anche del secondo produttore abbiamo già assaggiato un metodo classico in versione bianca nella terza serata del nostro viaggio. Nella versione rosata, che ci accingiamo a degustare, la percentuale del pinot nero raddoppia fino al 40% a discapito della componente di Chardonnay, invariata invece la permanenza sui lieviti: 24 mesi.
Colore con toni buccia di cipolla di intensità maggiore del Bellei e buon perlage con bollicine ben visibili leggermente esuberanti. Al naso apre con sensazioni di caramella inglese, supportate da un ricordo agrumato di pompelmo rosa ed un finale di melograno.
L’attacco in bocca è piacevole, il vino si distende bene nella cavità orale e la bolla scivola rotonda. Anche in questo caso la sapidità è latitante e la struttura è affidata alla freschezza. Buona la persistenza.
Veneto: Casal Plave, “3026 Old Style”, Brut 2010. Raboso 100%
La sigla in etichetta non ha più segreti per noi: si riferisce al numero identificativo del Raboso nell’albo nazionale dei vitigni. Come il Verduzzo dello stesso produttore che avevamo degustato nell’ultima serata, prima della pausa per le festività natalizie, anche questo vitigno viene allevato su terreni di origine alluvionale, fatto sostare per 24 mesi a contatto con i lieviti esausti e sboccato all’inizio del 2013.
Versato nel bevante produce una notevole schiuma chiara che sovrasta il vino color corallo; non particolarmente accattivante il perlage. Naso abbastanza monocorde incentrato sul frutto della passione e note agrumate; occorre dire che ritornando sul bicchiere dopo un po’ di tempo il bouquet si impreziosisce anche di un frutto rosso che riporta al lampone.
In bocca l’attacco è troppo morbido; la percezione dell’alcol è significativa e la freschezza ne viene offuscata. La bollicina è esplosiva e staccata dal vino. Come per il naso dopo qualche tempo la beva migliora con una percezione della freschezza più in equilibrio nella struttura.