Ci siamo. Ieri sera 8 novembre abbiamo dato il via al ciclo di degustazioni della nona edizione di FBM. La serata è stata l’occasione per incontrare amici conosciuti in veste ufficiale, durante incontri istituzionali. Forse qualche commensale si aspettava la stessa aplomb, ma il mattatore della serata The bubbles Lord di formale ha ben poco.
In un clima conviviale abbiamo degustato cinque prodotti tutti provenienti da uve tradizionali. Con le loro peculiarità ci hanno fatto ragionare su quanto sia importante il binomio vitigno-territorio.
Approfittando dalla presenza del rappresentante di Cascina Lanzarotti i presenti hanno potuto conoscere anche alcuni aspetti tecnici, legati alla produzione, che normalmente non vengono esternati.
Che dire di più? Ah che i prodotti degustati sono stati all’altezza delle aspettative. Siete curiosi? Non vi resta che continuare la lettura.
Pentiti di non essere stati con noi? Potete rimediare prenotandovi per la prossima serata, mercoledì 15 Novembre. Vi aspettiamo!
Campania: Cantine di Marzo, “1930”, Pas Dosè 2020, pds 18, Greco 100%
Le Cantine di Marzo sono una storica azienda vinicola campana, fondata nel 1647 da Scipione di Marzo considerato il creatore del famoso Greco di Tufo. L’azienda si trova a Tufo, un piccolo comune dell’Irpinia, e produce vini di alta qualità, tra cui due metodi classici a base di Greco.
Il vino che abbiamo degustato è il “1930” anno di nascita di Filippo di Somma, Principe del Colle, figlio di Maria di Marzo. Tributo che l’azienda ha voluto riconoscere al suo impegno per mantenere vivo un patrimonio vitivinicolo.
Le uve del Greco di Tufo provengono dal vigneto Laure, ricco di zolfo, argilla e calcare, caratteristiche che conferiscono al vino la sua particolare mineralità.
Il 1930, prodotto solo in 3.000 esemplari, è un vino che coniuga la tipicità dell’uva al metodo champenoise, presente in azienda fin dai primi decenni del secolo scorso, così come testimoniato dall’altra etichetta metodo Classico dell’azienda “Anni Venti”.
Alla vista si propone con una tonalità giallo paglierino e lampi dorati. Soffice spuma color avorio si dirada velocemente per lasciare trasparire scintillanti perle di fini bollicine.
Al naso presenta sentori di frutta, si riconosce una pesca gialla e accenni tropicali di mango. A seguire note agrumate di cedro che sfumano in fiori di sambuco e timo. In chiusura accenni minerali.
Al palato una bollicina esuberante che però perde forza quando il prodotto aumenta di temperatura. Piacevole freschezza e saporita sapidità coerente con quanto percepito al naso. Di buona beva ed equilibrato; al gusto svanisce troppo presto dalla nostra bocca.
DOCG Roero: Cascina Lanzarotti, “Soelì”, Brut 2020, pds 24, Arneis 100%
Cascina Lanzarotti si trova a Montu Roero terra di rossi, ma anche di grandi bianchi a base di Arneis, generalmente vinificati nella tipologia ferma. Le caratteristiche organolettiche del vitigno invogliano però a vinificarlo anche nella versione spumante. Così un manipolo di produttori ha deciso di cimentarsi, da diversi anni, nell’impresa. Pur che l’attuale disciplinare non regolamenti il Metodo Classico, riferendosi genericamente alla dicitura spumanti, i produttori hanno deciso di utilizzare questa particolare tipologia di produzione.
Attualmente sono nove le cantine produttrici, ma Carlo Ferrero, in rappresentanza dell’azienda, ci ha confidato che è un fenomeno in espansione, quindi fra poco ne vedremo delle belle. La filosofia è quella di creare un prodotto fresco, rappresentativo del territorio e del vitigno, per questo motivo la maturazione sui lieviti normalmente viene mantenuta nei 24 mesi.
Soelì, acronimo del nome delle due nipoti, ha tutte le caratteristiche suddette.
Colore dorato sfavillante alla vista. La spuma che si forma nel momento della mescita è lucente e persistente, le bollicine che danzano nel bevante fini e numerose.
Al naso, complici i territori sabbiosi su cui vengono allevate le uve e la temperatura di servizio, i profumi sono delicati. Anche in questo caso si ritrovano delle drupacce e pomacee anche se non perfettamente identificabili. Delicata nota di mandorla sul finale austero.
In bocca la bollicina entra con il giusto grip integrata perfettamente nel vino. L’energia è esuberante e costante nei ripetuti assaggi. Fresco e gustosamente saporito ripropone i frutti percepiti al naso in moderata persistenza ma gustosa saporosità. E’ stato il prodotto che ha riscosso maggiori consensi dai presenti.
Toscana: Pietralta, “Ventidue Lune”, Pas Dosè s.a., pds 24, Sangiovese 80%, Cabernet Sauvignon e Merlot 20%
Pietralta è una tenuta di 37 ettari situata in Toscana, in provincia di Firenze. Solo 5 ettari sono destinati a vigneti; il restante si divide fra boschi, seminativi e un ettaro destinato ad oliveti tutti gestiti secondo i principi dell’agricoltura biologica.
L’azienda è impegnata nella sostenibilità ambientale a 360 gradi: l’energia elettrica viene prodotta da un impianto fotovoltaico, l’acqua calda dai pannelli solari e il riscaldamento da una caldaia a legna.
Da questi presupposti nasce il Ventidue Lune, metodo classico che come evoca il nome riposa 22 mesi sui propri lieviti, prodotto principalmente con uve Sangiovese arricchite dall’apporto di Merlot e Cabernet Sauvignon.
Versato nel bicchiere ci offre una produzione abbondante di soffice spuma color cipria che diradandosi permette di visualizzare divere catene di bollicine.
Apre al naso con ricordi fruttati e floreali tipici dei vitigni che lo compongono. Piccoli frutti rossi con la fragranza di una fragola, su di un letto ancora agrumato dove si staglia un ricordo di pompelmo rosa e kumquat. A seguire le note floreali di rosa e violetta e sul finire sbuffi di macchia mediterranea.
Al gusto è ha una bollicina esuberante, produce abbondante salivazione e chiude con un piacevole amaricante.
Visto che il vino è una new entry nel portafoglio aziendale, perché non provare a tenerlo qualche mese in più a contatto con i lieviti e magari degustare un 36 Lune?
Marche: SorRico, “Tribolla”, Brut s.a., pds 36, Biancame 100%
SorRico è un’azienda vinicola di San Costanzo, nelle Marche, che produce vini di qualità da oltre 70 anni. L’azienda è stata fondata dal nonno, il Signor Enrico, da cui “SorRico”, degli attuali proprietari, che ha trasmesso ai suoi figli e nipoti la passione per la viticoltura e la vinificazione.
Il Bianchello del Metauro Spumante DOC è uno dei prodotti spumeggianti dell’azienda. Mentre la versione charmat viene realizzata con uve Pinot nero, il metodo classico viene prodotto con uve Biancame, un vitigno autoctono delle Marche
Il risultato è un vino dal colore giallo paglierino, con un perlage fine e persistente.
Al naso si presenta con un attacco intenso. Si riconoscono ricche note agrumate di cedro candito, frutta a pasta bianca come una pesca tabaccaia e un piacevole ricordo di panetteria.
Al palato la bollicina è un po’ sotto tono. L’energia sprigionata non va oltre il vivace pur essendo stato sboccato a luglio di quest’anno. La freschezza in sinergia con la sapidità fanno apprezzare la struttura sottostante del vino, ma un pizzicore maggiore in bocca avrebbe giovato.
Toscana: Cupelli, “Erede”, Brut 2017, pds 36, Trebbiano 100%
I vigneti di Cupelli si trovano nella zona pianeggiante del territorio sanminiatese, dislocati in diverse frazioni. I terreni sono complessi, sabbiosi in prevalenza con una forte presenza di fossili marini e argille. La vicinanza al fiume Arno permette di godere di un microclima mite e ventilato, ideale per la coltivazione del Trebbiano Toscano, il vitigno con cui vengono prodotti gli spumanti bianchi Cupelli.
Le uve vengono raccolte interamente a mano e selezionate con cura. La pressatura soffice permette di non alterare la fragranza del mosto, mentre la fermentazione alcolica avviene in tini di cemento a temperatura controllata. La seconda fermentazione avviene in bottiglia e le maturazioni sui lieviti variano da 18 a 60 mesi.
L’Erede brut che abbiamo degustato nel millesimo 2017, figlio di un’annata calda, risulta essere più strutturato di quelli assaggiati nelle precedenti edizioni di FBM che puoi leggere qui e qui.
Dal colore giallo paglierino intenso con lievi riflessi verdolini, che preannunciano una bella nota di freschezza, produce abbondante spuma chiara e luminosa alla mescita. Fini bollicine adornano il bicchiere partendo ordinatamente dal fondo del bevante.
Al naso stenta a concedersi, ma si sa che il trebbiano non ha un’esplosione di profumi. Ad ogni modo siamo riusciti a percepire fragranti note fruttate di pesca e mela verde ed accenni di biancospino e caprifoglio.
Al palato è pulito, snello e lineare. La bollicina ha la giusta pungenza, dosato verso il basso della tipologia dichiarata, risulta appagante alla beva. Dal gusto asciutto lascia la bocca pronta per il prossimo sorso.
Toscana: Usiglian del Vescovo, “Il Bruvé”, Brut s.a., pds 40, Sangiovese 100%
Usiglian del Vescovo è una tenuta vinicola situata in Toscana, a Palaia, in provincia di Pisa. L’azienda si estende su circa 160 ettari, di cui 25 di vigneti e 15 di oliveti.
Il suolo è il risultato della trasformazione di milioni di anni, oggi sabbioso e fertile, ricco di fossili marini e di microelementi disponibili. La vicinanza al mar Tirreno rende l’ambiente vocato alla viticoltura. Le viti godono qui di condizioni particolari che conferiscono ai vini unicità ed eccezionale sapidità e freschezza.
L’azienda ha scelto di seguire il percorso di agricoltura biologica, abbracciando un senso ampio di sostenibilità ambientale. L’approccio etico e sostenibile si riflette in ogni scelta operativa, dalle pratiche di agricoltura come il sovescio e gli sfalci selettivi, alle produzioni per ettaro molto basse, alla potatura differenziata di ogni vite.
Bruvè, è un metodo classico rosato prodotto in 4.000 esemplari da sole uve Sangiovese che tengo d’occhio già da un pò. La sboccatura del dicembre 21, pur non essendo recente risulta essere molto più performante di quella del novembre 2018 che avevo assaggiato qui.
Il vino si presenta con un colore ramato con lampi buccia di cipolla e con perlage fine.
Al naso è intenso, con impatto di frutti rossi fragranti, ribes e fragolina, e fiori, con la viola in evidenza; chiude con delicate note golose riconducibili ad una crema pasticcera.
Al palato si presenta con un’effervescenza vivace, di buona struttura, piacevole freschezza e chiusura saporita. Ha conteso fino all’ultimo sorso lo scettro di miglior vino della serata al metodo classico piemontese.