La Prima dell’Alta Langa alla Centrale di Nuvola Lavazza: luci e ombre di un evento in crescita

La settima edizione de “La Prima dell’Alta Langa” si è conclusa con numeri da record: 1700 professionisti accreditati, 82 produttori, 200 diverse cuvée e il riconoscimento “Vino dell’Anno Regione Piemonte” 2025. Un successo indiscutibile per il Consorzio Alta Langa, che ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e interessato.

Tuttavia, l’evento ha presentato alcune criticità che non possono essere ignorate. La location, pur affascinante, si trova in una zona periferica di Torino, con scarsa disponibilità di parcheggio. Ho dovuto girare a lungo prima di trovare un posto auto, un disagio che molti altri partecipanti hanno sperimentato.

Anche le indicazioni per raggiungere l’ingresso della Centrale di Nuvola Lavazza erano insufficienti, creando confusione tra i visitatori. Una volta dentro, la scarsità di posti al guardaroba ha generato lunghe code e attese.

L’offerta gastronomica, inoltre, è apparsa limitata rispetto al numero di partecipanti e ai prodotti in degustazione.

Nonostante queste criticità, la qualità dei vini presentati è stata elevata, rispetto a quanto degustato lo scorso anno al Teatro Regio. Diverse cuvée che hanno saputo distinguersi per eleganza e complessità.

Quelle che mi ricoro meglio?

Il Pas Dosé Pecchenino “Psea” è per chi ama le emozioni forti, per chi cerca la verità nel bicchiere. Qui non ci sono zuccheri aggiunti a mascherare nulla, solo l’essenza dell’uva e del tempo.

Quando lo versi nel calice, ti colpisce subito il colore, un giallo paglierino luminoso, quasi dorato, con un perlage finissimo che danza come piccole stelle. Poi, avvicini il naso e… ecco che si aprono i ricordi: il profumo del pane appena sfornato, la nocciola tostata, un accenno di fiori di campo.

Al primo sorso, è un’esplosione di sapori: la freschezza che ti avvolge, la mineralità che ti fa sentire la terra sotto i piedi, la complessità che ti invita a riflettere. Non è un vino che ti stanca, anzi, ti lascia con la voglia di saperne di più, di scoprire ogni sfumatura.

Fontanafredda Vigna Gatinera Riserva Blanc de Noir Pas Dosé Brut Nature. Questo vino è un racconto di pazienza e dedizione, un’ode al Pinot Nero, che in questa vigna trova la sua massima espressione. La vendemmia 2014, un’annata che ha messo alla prova i viticoltori, ha dato vita a un vino di straordinaria eleganza e complessità.

La scelta di evitare dosaggi esalta la purezza del Pinot Nero, lasciando che il vino esprima la sua vera essenza.

Quando lo versi nel calice, ti colpisce il colore dorato, intenso e brillante, con riflessi verdolini che ricordano la natura circostante. Il perlage è finissimo e persistente, una danza di bollicine che promette un’esperienza sensoriale indimenticabile.

Al naso, si aprono profumi complessi e avvolgenti: note di frutta a polpa bianca, come la pesca e la pera, si intrecciano con sentori di mandorle ed arachidi tostate e sbuffi di pan brioche. Un bouquet che racconta l’evoluzione dei 108 mesi passati a sostare sui lieviti esausti, un processo che conferisce al vino una straordinaria profondità.

In bocca è un’esplosione di sapori: l’acidità e la sapidità si fondono in un equilibrio perfetto, mentre la complessità gustativa si rivela in tutta la sua intensità. Il finale è lungo e persistente, lasciando un ricordo indelebile.

Interessanti anche i seminari di approfondimento, che hanno visto la partecipazione di esperti del settore come Massimo Raugi, direttore della ristorazione di Villa Crespi, e gli storici del vino Pierstefano Berta e Giusi Mainardi.

L’Alta Langa si conferma un territorio con un grande potenziale, capace di esprimere vini di eccellenza. Tuttavia, per consolidare il suo successo, è necessario migliorare l’organizzazione di eventi come “La Prima dell’Alta Langa”, prestando maggiore attenzione alla logistica e all’accoglienza dei partecipanti.

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