Parafrasando il detto “l’appetito vien mangiando” possiamo ben dire che al nostro gruppo di degustatori “la sete vien bevendo”. Terminato il ciclo di degustazioni Figli di una Bollicina Minore RELOADED, organizzato con la delegazione AIS Versilia, che ha visto il susseguirsi di oltre 50 prodotti differenti in sei serate, alcuni fra i 70 partecipanti mi hanno proposto una serata sempre bollicine ma bendata. Scopo della serata era ovviamente quello di indovinare alla cieca la provenienza territoriale, i vitigni e in ultima analisi il produttore. Ogni degustatore si è presentato con una bottiglia metodo classico rigorosamente stagnolata – oddio a dire il vero c’è stato chi ha portato un metodo charmat che pur di piacevole beva non posso recensire assieme agli altri prodotti – che è stata posta nella boule di ghiaccio che il ristorante l’OCA di Viareggio, sede delle degustazioni, ha gentilmente messo a nostra disposizione. Per evitare che i soliti furbetti potessero essere avvantaggiati nel riconoscere i prodotti dalle capsule o dai tappi tutte le bottiglie sono state aperte, in separata sede, dal personale del locale. Ovviamente degustando “alla cieca” è saltato l’ordine di servizio il che ha fatto si che qualche prodotto non sia stato posizionato nel giusto ordine, ma questo ha reso ancora più divertente la serata. Non sono mancati i franchi tiratori che hanno millantato di aver portato mirabolanti bottiglie di champagne o cava, mentre invece quasi tutti i prodotti erano rigorosamente Italiani con buona presenza di toscani e l’unico straniero proveniva da zone non vocate alle bollicine. Da tutto ciò è nata una piacevolissima serata di cui vi do i numeri salienti: 11 partecipanti, 12 bottiglie (per fortuna visto l’intruso charmat ed un prodotto con un sentore di tappo), 6 i degustatori che hanno riconosciuto totalmente almeno un vino (si per la maggior parte è stato riconosciuto il vino portato), 2 i degustatori che hanno riconosciuto totalmente almeno due vini.
Come di consueto per chi ha voglia di leggere ecco una breve carrellata delle mie impressioni di assaggio.
Lombardia – Picchioni Andrea – Brut Nature – Profilo – Pinot nero in prevalenza e Chardonnay
Sfortuna vuole che questo Oltrepò Pavese Metodo Classico venga servito per primo, senza il tempo per poterlo fare respirare nei calici per permettergli di riprendersi dalla lunga sosta sui lieviti. Il Profilo infatti sosta più di 120 mesi sui propri lieviti prima di essere sboccato e messo in commercio. Alla vista è di un bel giallo paglierino carico con poco perlage di risalita. Naso scontroso, non si concede subito. Si percepiscono note ridotte di frutta secca con rimandi a biscotti di pasticceria, note di miele ed un accenno di idrocarburo; peccato non poterlo lasciare nel bicchiere perché possa raccontarci tutto il suo viaggio. Alla beva la bollicina è leggermente sotto tono, rotonda ma un maggior grip non avrebbe guastato. Potente ma verticale in bocca, giustamente equilibrato, dotato ancora di ottima freschezza e piacevole sapidità. Il finale di gusto ha una leggera sbavatura amarognola ma sono convinto che come per l’aspetto olfattivo una maggiore sosta nel bicchiere l’avrebbe fatta integrare nella struttura.
Sicilia – Milazzo – Brut – Inzolia70%, Chardonnay 30%
Purtroppo questo è il prodotto che aveva il sentore di tappo. Abbiamo cercato di aspettarlo nel bicchiere per verificare se il difetto fosse rimediabile; purtroppo il passare del tempo e l’innalzarsi della temperatura non hanno fatto altro che aumentarne l’intensità. Per non penalizzarlo ovviamente non viene recensito. Avevamo comunque già assaggiato il prodotto nel corso della prima edizione di Figli di una Bollicina Minore, per cui chi vuole può leggere le mie impressioni di beva qui.
Campania – Marisa Pouchain Taffuri – Brut – Don Ferdinando Chardonnay in prevalenza e Malvasia
Piacevole scoperta questo metodo classico che avevo comprato al buio il giorno del rientro dalle ferie sull’isola di Ponza. Curiosamente non è possibile acquistare il prodotto se non sull’Isola in quanto la produzione è limitata ed il consumo elevato. Sosta 24 mesi sui propri lieviti prima di iniziare la fase commerciale. Alla vista è di un bel giallo paglierino con sufficiente produzione di bollicine, di buona fattura. Al naso si percepisce il calore dell’isola, la componente aromatica della malvasia, le note balsamiche e floreali, lo spunto minerale e la chiusura di leggera pasticceria. In bocca la bolla è ben integrata nel vino e rotola bene sulla lingua. Piacevole il corpo e l’equilibrio del vino e buona persistenza sorretta anche dalla vena sapida che tarda a svanire.
Piemonte – Erpacrife – Brut – Nebbiolo 100%
Vecchia conoscenza nel bicchiere, che sosta 36 mesi sui lieviti ed è prodotta da quattro amici che hanno fatto del vitigno autoctono la loro mission aziendale. Alla vista è rosa buccia di cipolla con discreto perlage anche se la fattura delle bolle potrebbe essere minore. Naso con ricordi di piccoli frutti rossi di bosco che riconducono al vitigno di provenienza, delicatamente pungenti. In bocca gioca la sua struttura più sulla freschezza che sulla sapidità; giustamente contrapposto al tenore alcolico ne scaturisce un prodotto di buon equilibrio. La bolla scivola via un po’ troppo velocemente ed una maggior presa sulle papille avrebbe impreziosito il prodotto. Buona la persistenza gusto olfattiva.
Toscana – Tenuta Mariani – Brut – Pinot nero 60%, Chardonnay 40%
Altra piacevole scoperta della serata. Figlio del mio amico Lamberto Tosi (che in questo caso opera a quattro mani con Julian Gout) questo gioiellino è prodotto in provincia di Lucca, sulle colline di Massarosa in appena 1.800 esemplari e sosta 24 mesi sulle fecce. L’apporto dei lieviti francesi si percepisce al naso che ci regala sensazioni olfattivamente complesse: si parte con una nota di humus che vira su ricordi di fungo e si trasforma ancora in ricordi caseari per finire in miele d’acacia. In bocca la bollicina è setosa, scivola bene sulla lingua e contribuisce a rendere dinamico il vino. Manca un po’ di sapidità e minerale, ma nel complesso la struttura è più che buona e la persistenza piacevole. Il campione degustato era senza etichetta in quanto omaggiato direttamente dal produttore prima della messa in commercio.
Toscana: Fattoria Montellori 2008, Chardonnay 100%
Ci spostiamo verso Fucecchio, in provincia di Pistoia, per il secondo campione made in Toscana. I terreni su cui vengono allevate le viti sono ricchi di silice e calcare che dovrebbero donare freschezza e mineralità al vino. Le viti sono allevate con la “pergola” per evitare l’irradiazione diretta del grappolo e preservarne l’acidità. Questo prodotto sosta minimo 36 mesi sui lieviti ed il risultato è di un bel giallo paglierino brillante carico. Naso minerale, fruttato ed una piacevole tostatura riconducibile al pane appena sfornato. Il bocca la freschezza è preponderante, ben integrata con la sapidità che ci era apparsa al naso. Buona persistenza gustativa supportata da una bollicina bene integrata nel vino.
Lombardia – Barone Pizzini – Brut Rosé – Pinot Nero 100%
Il territorio della Franciacorta è stato riconosciuto dai più anche se mascherato dal vitigno. La sosta sui lieviti di questo Franciacorta è di 30 mesi. Di un bel colore rosa confetto si presenta adorno di molte piccole e brillanti bollicine. Al naso offre sensazioni dolci di pasticceria e pungenti di melograno a tratti agrumato. In bocca la bollicina invade con eccessiva irruenza e morbidezza la cavità, sembrerebbe più da saten che da brut. La struttura è retta da una buona freschezza e dalla struttura del pinot. Piacevole il ricordo dopo la deglutizione.
Francia – Domaines Landron – Brut – Folle Blanche 80% e Pinot nero 20%
Non siamo proprio nella zona vocate per antonomasia alla produzione di bollicine, ma questo produttore della Valle della Loira ci ha fatto proprio divertire con il suo prodotto che sosta 24 mesi in bottiglia. Alla vista di colore giallo scarico e non troppe bollicine di risalita. Al naso ha intriganti sensazione odorose sia floreali che fruttate che culminano in un ricordo di confetto. In bocca non ha il minerale preponderante, ma una giusta sapidità ben integrata nella freschezza del vino dona una giusta struttura e piacevolezza di beva. Un prodotto non impegnativo che lascia la bocca pulita.
Trentino – Ferrari – Brut Rosè – Pinot nero 60%, Chardonnay 40%
Secondo dei rosati della serata che ha fatto discutere abbastanza. Sosta 24 mesi sui lieviti prima di essere degorgiato per la commercializzazione. Alla vista è accattivante nelle sue nuances ramate anche se la bollicina è troppo vistosa. Al naso il vitigno prevalente si manifesta con sensazioni di piccoli frutti rossi abbastanza freschi come il ribes; la spinta dell’anidride carbonica al naso è evidente. In bocca la bolla prende troppa consistenza e scappa dal liquido generando troppa schiuma nella cavità. Manca quella mineralità che caratterizza i “vini di montagna” anche se la beva risulta piacevole e giustamente persistente. Forse la presenza dello chardonnay mitiga troppo il nerbo di questo vino.
Lombardia – Monsupello – Brut – Pinot nero 90%, Chardonnay 10%
Il degustatore che ha portato questo Oltrepò pavese metodo classico voleva stupirci e senza dubbio ci è riuscito. Assemblato in prevalenza con pinot nero, della restante parte di chardonnay una parte fa un leggero passaggio in barrique, prima di essere messo in bottiglia e sostare in bottiglia 30 mesi sui propri lieviti esausti. Di un bel giallo paglierino carico alla vista con ottima brillantezza. Naso complesso con sensazioni di pasticceria, frutta a pasta gialla e ricordi tropicali mixati ad una piacevole sensazione minerale. Bocca potente ma contenuta dal nerbo della freschezza con bollicina fine ed integrata nel vino. Persistente nel ricordo gustativo ha impressionato più di un degustatore.
Lombardia – Ricci Curbastro – Pas Dosè – Gualberto 2007 – Pinot nero 60-70%, Chardonnay 40-30%
Anche questo Franciacorta ha fatto parlare di se. Parte dei vitigni di provenienza passano leggermente in legno per aumentare la struttura del vino, ma il dosaggio senza liquer rende graffiante il prodotto dopo una sosta di 60 mesi nel buio delle cantine di Capriolo. Colore giallo paglierino con qualche riflesso metallico e buona produzione di bollicine. Naso complesso con sensazioni fruttate, floreali, minerali e residue fragranze di lievito. In bocca la bollicina ha un bel grip, la sapidità è percettibile e la freschezza contiene il tutto. Verticale alla beva ha una buona pulizia di gusto e persistenza post deglutizione. Giusto modo di finire una piacevole serata.
Ottima serata !!! Trovo interessante l’idea di far partecipare attivamente il pubblico (sia del settore che non) alla scelta dei campioni da degustare .
Maggiore è la partecipazione, maggiore è la soddisfazione…:-)