Secondo del nostro ciclo di quattro serate dedicate alla scoperta dei metodi classici.
La serata ha offerto una rassegna di prodotti straordinari provenienti da territori diversi, tutti affascinanti e capaci di stimolare un vivace scambio di opinioni tra i partecipanti.
Come al solito, l’atmosfera era gioiosa e conviviale, tipica delle serate FBM, ma anche seria e tecnica per chi desiderava approfondire alcuni argomenti.
Anche questo incontro è stato arricchito dalla presenza di un produttore, Roberto Girelli accompagnato dal fratello Valentino della cantina Montonale, che hanno abbracciato con entusiasmo il format FBM, affrontando un lungo viaggio, tutto nello stesso giorno, per essere qui con noi.
Vi ho incuriosito? Allora non vi resta che scoprire cosa abbiamo stappato giovedì sera!
Piemonte: Mandirola, Brut 2021 “Mon Cavaré” pds 24, Timorasso 100%
La storia dell’azienda Mandirola è un racconto di radici antiche, di cui il cuore affonda nei Colli Tortonesi, a Casasco, fin dal 1913. Qui, la famiglia Demichelio ha saputo valorizzare l’eredità del fondatore Enrico, facendo crescere una tradizione vitivinicola che oggi si è arricchita della presenza dello spumante Metodo Classico. Ho auto il piacere di conoscere Andrea a Derthona 2.0 di quest’anno che con il suo modo di fare, affabile e cordiale, mi ha invitato a conoscere il loro Mon Cavaré.
Dai vigneti storici di Timorasso, situati in terreni acquisiti nel corso di oltre un secolo e curati con metodi tradizionali, nasce questo vino straordinario, che incarna la passione per un vitigno raro e complesso. Il vino base del Metodo Classico matura in vasche di cemento che permette di acquisire caratteristiche peculiari. Successivamente, nella cantina del ‘600, interamente scavata nella roccia, l’affinamento sui lieviti conferisce profondità, eleganza e una persistenza unica.
Alla vista si presenta con un brillante colore giallo paglierino dai riflessi verdolini e dorati, annunciando già alla vista la sua freschezza vivace.
Al naso, delicate note di crosta di pane, fiori bianchi e una leggera sfumatura agrumata che completa un bouquet di pregevole fattura.
Al palato, esprime la tipica sapidità del vitigno, con una gustosa freschezza che si stempera in una scia piacevolmente minerale.
Unico appunto che mi sento di fare è la potenza della bollicina che risulta essere inferiore alle aspettative.
Toscana: Amici in bolla, PD 2021 “Sussulto” pds 24, Sangiovese 50%, Pinot nero 50%
Amici in Bolla nasce dall’incontro di tre figure appassionate e complementari: Marco Mannini, un brillante analista con l’anima da chef; Riccardo Bogi, direttore commerciale con una vasta esperienza nel settore vitivinicolo di Montalcino; e Stefano Marinari, enologo affermato, che apporta la competenza tecnica e l’amore per il territorio. Uniti da un “Sussulto” – un’idea nata spontaneamente durante una cena – questi amici hanno deciso di intraprendere un percorso comune, creando il loro metodo classico: Sussulto.
Realizzato da una combinazione di Sangiovese toscano e Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, Sussulto rappresenta il perfetto equilibrio tra la vivacità e la salinità del Sangiovese e la raffinatezza del Pinot Nero. La vinificazione, rigorosa e attenta, inizia con una spremitura soffice delle uve, seguita da una prima fermentazione in acciaio inox e da una rifermentazione in bottiglia di 24 mesi. Questa lunga sosta sui lieviti permette al vino di esprimere un perlage fine e persistente, che danza con eleganza nel calice.
Al naso, siapre con aromi complessi e seducenti patrimonio genetico delle uve di provenienza: piccoli frutti di bosco la nota agrumata di arancia sanguinella. A seguire fieno e biancospino, seguiti da note più evolute ma sempre dinamiche.
Al palato, la bollicina si distingue per la sua precisione e verticalità: ogni sorso è fresco, pulito e persistente, con un equilibrio che invita immediatamente a un altro assaggio. La produzione limitata a 4.000 bottiglie rende quest’ annata, millesimo 2021 dosaggio zero, una vera chicca che i presenti hanno apprezzato.
DOC Matera: Cantina Dragone, Brut Rosé 2021 “Ego Sum” pds 24, Primitivo di Matera 100%
La Cantina Dragone di Matera incarna oltre un secolo di passione e dedizione alla viticoltura lucana. Radicata nel territorio fin dall’Ottocento, la famiglia Dragone ha visto crescere il suo nome attraverso generazioni, da Antonio a Michele, tramandando l’amore per le tradizioni e il territorio. Nella storica tenuta di Pietrapenta, a pochi passi dalla Cripta del Peccato Originale, chiamata anche la “Cappella Sistina del Mezzogiorno,” Michele Dragone continua a innovare rispettando la storia.
Michele, che mi onoro di conoscere da diversi anni, mi ha invitato a visitare la sua cantina ed ovviamente anche la chiesa rupestre che complice giochi di luce trasmette integra tutta la sua spiritualità. Ma torniamo a parlare dei vini spumante che Michele produce. Due i campioni in degustazione. Il primo è stato il rosato “Ego Sum”, uno spumante da uve Primitivo di Matera che incanta per l’eleganza e la freschezza. Con il suo perlage fine e persistente, questo VSQ è stato premiato come “Campione del mondo rosè da vitigni autoctoni,” riconoscimento che celebra la dedizione di Dragone alla valorizzazione dei vitigni locali.
Il colore rosa pesca dell’Ego Sum è preludio a un bouquet di fragoline di bosco, ribes, rosa canina e una nota delicata nota tostata sul finale, mentre al palato conquista per l’acidità elegante, la struttura ampia e ben bilanciata, e un finale vivace che invoglia al sorso successivo.
Il Cento Santi, blend di greco e malvasia bianca, è un’espressione sapida e raffinata del terroir materano: dalla fragranza dei profumi fruttati, con note agrumate in evidenza, al sorso fresco e balsamico che richiama le sensazioni della macchia mediterranea e la caramella mou. Questo spumante avvolgente ha una chiusura lievemente astringente che invita a scoprirne di più, bicchiere dopo bicchiere.
DOC Lugana: Cantina Montonale, Brut 2020 “Primessenza”pds 30, Turbiana 100%
Montonale è un’azienda agricola dal profondo legame con il territorio della Lugana, immersa nelle colline di Desenzano del Garda, in un lembo di campagna che incanta per la bellezza naturale e la storia antica. Qui, nel cuore pulsante della Lugana, Roberto Girelli e i suoi fratelli Claudio e Valentino hanno dato nuova linfa alla viticoltura familiare, valorizzando l’autoctona Turbiana per produrre vini che rispecchiano le radici, il clima e l’abilità vitivinicola della loro terra.
Roberto ci confessa che non è stato facile addomesticare la Lugana, che se non perfettamente matura può avere note amaricanti sul finale di bocca.
Il “Primessenza”, metodo classico millesimato di Montonale, si distingue per l’eleganza e la precisione tecnica, incarnando l’anima del vitigno Turbiana in purezza. Le uve sono raccolte, a piena maturazione, manualmente e solo la prima frazione della spremitura – la più pura e raffinata – viene utilizzata per dare origine al vino. La pressatura soffice in assenza di ossigeno consente di conservare i precursori aromatici dell’uva, che poi fermenta in acciaio inox per 10 giorni a temperatura controllata.
Roberto, enologo dell’azienda, ci racconta che dopo l’imbottigliamento primaverile, il “Primessenza” rifermenta a 12°C con aggiunta dello stesso mosto fiore, una scelta tecnica che rafforza l’autenticità aromatica del vitigno. La maturazione sui lieviti si estende per 36 mesi, conferendo al vino un perlage finissimo.
Nel calice, il “Primessenza” si presenta di un giallo paglierino luminoso, con riflessi brillanti che anticipano la freschezza e la vivacità del bouquet.
Al naso si avvertono sottili sfumature di fiori bianchi, pesca gialla, leggere note di scorza di cedro candito e un tocco balsamico. La bocca è coerente col naso dove ritroviamo le gustose note agrumate rinfrescate da una copiosa salivazione. Sul finale, la mineralità di questo metodo classico stupisce, lasciando una bocca pulita e invitando a un altro sorso.
Con il Primessenza, Montonale eleva il Lugana DOC Metodo Classico, creando un vino che trasporta chi lo degusta nel cuore del Garda, dove l’argilla e i venti del lago plasmano uve uniche, trasformate con maestria per raccontare una storia di amore e rispetto per la terra.
IGT Terrazze Retiche: Cantina La Grazia, Brut Rosè pds 30, Rossola e Pignola 80% , Nebbiolo 20%
L’Azienda Agricola “La Grazia”, situata a Tirano, è un progetto imprenditoriale della famiglia Oberti che risale al 1919. Il sogno di produrre vino si è concretizzato solo negli anni ’90, quando Paolo Oberti ha iniziato a recuperare vigneti abbandonati, trasformando la passione familiare in una vera e propria cantina vinicola. Nel 2012, una svolta decisiva: nasce ufficialmente La Grazia, nome che onora la moglie di Paolo, Grazia. L’azienda si distingue per la sua produzione di viticoltura eroica, sfruttando il terroir montano della Valtellina e introducendo varietà come il Pinot Bianco, poco conosciuto in zona. Grazie a un approccio innovativo e sostenibile, La Grazia sta sperimentando anche l’utilizzo delle uve resistenti che hanno un nome impronunciabile: Pilwilderstandfähig, un acronimo tedesco che significa “resistente ai funghi e alle malattie crittogamiche” PIlz, che significa “fungo”, e WIderstandfähig, che invece significa “resistente”. Fortunatamente comunemente abbreviato in Piwi. Ma non divaghiamo e parliamo del metodo classico in degustazione.
Per ottenere questo prodotto non sono stati usati lieviti selezionati ma utilizzati quelli propri dell’uva. Il risultato dopo la sosta sui lieviti di 30 mesi è decisamente di rilievo.
Alla vista si presenta con un colore rosa appena accennato, quasi trasparente, impreziosito da riflessi ramati. Al naso, si esprime con una complessità avvolgente, affiancando sentori sempre fragranti di susina Santa Rosa e frutti rossi come fragolina e ribes, a seguire accenni minerali. Al palato, offre un’esperienza piena e armonica, con una freschezza avvolgente arricchita da un tocco ammandorlato e una nota sapida.
Dispiaciuti di non aver potuto partecipare? Non vi preoccupate abbiamo ancora due serate, il 14 e 21 Novembre prossimi.