Grande affluenza di “bubbles lover” alla terza serata di Figli di una Bollicina Minore IV dal titolo “Mettiamoli a confronto”. Sommando i partecipanti delle tre serate abbiamo eguagliato il numero di presenze dell’anno scorso… ed abbiamo ancora due appuntamenti in serbo…
La degustazione ha permesso di assaggiare in contemporanea metodi classici a base di chardonnay in purezza ed in assemblaggio e prodotti ottenuti con vitigni autoctoni come garganega o passerina.
Bello scambio di opinioni con i presenti che hanno contribuito fattivamente all’analisi sensoriale dei prodotti con spunti davvero interessanti. Minimo comune denominatore dei prodotti degustati la struttura di bocca.
Ovviamente non potevamo limitarci alla degustazione e come ormai prassi in questa edizione di FBM si sono sciabolate diverse bottiglie con il coinvolgimento dei presenti. Piccoli gesti che rendono spettacolare l’apertura di una bottiglia di bollicine…. Come di consueto, a seguire, le impressioni di beva.
Marche: Casale Vitali, “Mont’illi”, Brut 2014, Sangiovese 50%, Passerina 50%
L’azienda ha sede a Montelparo in provincia di Fermo. Possiede circa 40 ettari di cui la metà vitata con le varietà tipiche della regione: passerina e pecorino per i bianchi, montepulciano e sangiovese per i rossi.
Il prodotto in degustazione coniuga l’anima bianca della passerina con la sostanza del sangiovese. Alla mescita sviluppa una cospicua schiuma bianca nel bevante che tarda a diradarsi, indice di struttura del prodotto.
Brillante giallo paglierino con qualche nuance verdolina. Le bollicine sono di pregevole fattura ma non hanno la spinta sufficiente per formare un treno costante di risalita. Da notare che sulle pareti del bevante si è potuto apprezzare anche la formazione di archetti formati dalle glicerine.
Naso delicato con connotazione dello spettro olfattivo posizionato verso sensazioni di frutta a pasta bianca, fiori gialli e fragranza della crosta di pane. A causa della breve permanenza sui lieviti non è facile riconoscere i descrittori delle famiglie.
In bocca entra con una bollicina che come dicono gli inglesi ha poco “grip”; scivola via troppo velocemente. Freschezza con note agrumate, quasi citrine, che si contrappone alle morbidezze ben presenti nella struttura. Piacevole nota sapida sul finire. Una maggiore permanenza sui lieviti, ed una sboccatura meno recente, avrebbe giovato alla piacevolezza del prodotto.
Piemonte: Cascina Chicco, Cuvée Zero Rosé, Extra Brut/Pas dosè s.a., Nebbiolo 100%
Seconda tappa al nord, da un’azienda che abbiamo già degustato nella serate de “I Vitigni autoctoni” ma stavolta in versione rosata. I terreni composti da sedimenti di sabbie calcaree e ciottoli friabili in sinergia col microclima del Roero, caratterizzato dai venti di origine marina, danno un particolare imprinting al nebbiolo che qui viene allevato.
La leggera maturazione sulle bucce, necessaria per estrarre il colore, dovrebbe aver ampliato il bouquet rispetto alla versione in bianco. Procediamo con l’assaggio.
Versato nel bevande crea una bella spuma soffice che diradandosi va a posizionarsi ai lati del bevante formando una collarette alimentata dalle bollicine di risalita. Colore brillante tendente alla buccia di cipolla.
Una spinta delicata di profumi si leva dal calice. I frutti rossi, lampone, fragolina di bosco, accenni floreali di viola e una piacevole fragranza sono meglio marcati che nella versione vinificata in bianco. Attacco fresco in bocca coerente con i frutti di bosco percepiti al naso.
La bollicina è senza imperfezioni e bene integrata. Lavora in sinergia con la freschezza dall’inizio alla fine. Buona struttura di bocca e piacevole chiusura sapida. Peccato ne facciano solo 2.000 bottiglie.
Lombardia: Peri Bigogno, Peri 46, Brut 2012, Chardonnay 100%
Altro deja vu o meglio deja goûté della serata. Nella collina dirimpettaia di Capriano del Colle, ad un’altezza sul livello del mare di circa 150 mt., l’azienda Peri Bigogno oltre il 24 mesi produce questo Peri 46.
Il numero ha una duplice valenza. E’ un rimando all’inizio dell’attività imprenditoriale iniziata appunto nel 1946, ma anche il tempo che necessita dalla vendemmia alla messa in commercio di questo vino. Facendo due rapidi calcoli si desume che il prodotto rimane sulle fecce per 36 mesi. Passiamo a degustarlo.
Brillante colore paglierino più carico di quello del fratello minore e maggiore consistenza riscontrabile con la formazione della collarette nel bevante.
Naso più intenso dei precedenti campioni con buona definizione di frutta con descrittori di pesca bianca e susina gialla, ricordi floreali di acacia e la fragranza dei lieviti che vira su note di pasticceria anziché panetteria: pan brioches.
In bocca la bollicina è esuberante, forma una buona schiuma ma si stacca dal liquido, passatemi il termine, surfando sullo stesso. Freschezza basata su frutta gialla leggermente acerba e chiusura di gusto con ricordi ammandorlati.
Buon equilibrio gustativo ma una maggiore integrazione dell’anidride carbonica nel vino sarebbe auspicabile.
DOC Alto Adige: Lorenz Martini, “Comitissa”, Brut 2011, Pinot nero 40%, Pinot Bianco 30%, Chardonnay 30%
All’interno della DOC che prevede la produzione di vini con la rifermentazione in bottiglia, sei produttori hanno deciso di dare vita alla Südtiroler Sekt ovvero l’ Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico Alto Adige.
Si tratta di bollicine finissime, eleganti, sapide, verticali e taglienti come bisturi. La produzione è di nicchia tanto che in tutto si arriva a 250.000 bottiglie.
Dal terroir di Cologna San Genisio posto ad 800 metri slm, nei pressi di Bolzano, caratterizzato dalla presenza di porfido, assaggiamo “Comitissa 2011” il prodotto della cantina Lorenz Martini, che sosta 36 mesi sui lieviti, sboccato circa 10 mesi fa. Anche queste bottiglie siamo riusciti ad averle grazie all’interessamento di un degustatore a cui va tutto il nostro plauso.
Versato nel bevante produce una bella schiuma bianca che si dirada a fatica. Brillante paglierino con riflessi verdolini, che preannunciano una bella sferzata in bocca, si arricchisce di piccole perle che salgono organizzate nel bicchiere.
Il panorama olfattivo è caratterizzato da una decisa presenza di frutti a pasta bianca leggermente acerba, mela, e pera williams su tutti, non mancano accenni di frutti tropicali. La fragranza dei lieviti non è banale, ma spostata su note di croissant e biscotto al cocco, una nota minerale pizzicante chiude il bouquet.
La bocca è invasa dalla schiuma prodotta dalle bollicine che però dopo si tuffano nel liquido e lo accompagnano in tutta la beva. Freschezza assimilabile ai frutti percepiti al naso. La marcia in più di questo prodotto è la composta sapidità che regge la struttura. Mai eccessiva accompagna il gusto di bocca donandogli profondità.
Veneto: Faccioli, “Mascolino”, Brut s.a., Garganega 100%
Ultimo dei prodotti in degustazione, da cui ci si aspetta molto, infatti sosta 60 mesi sui propri lieviti ed è stato sboccato a Luglio 2015. Già il fratellino minore, degustato la seconda serata, aveva impressionato favorevolmente più di un degustatore, quindi siamo molto curiosi di quello che ci potrà raccontare nel bicchiere.
Giallo paglierino intenso, dato che non riflette la luce che lo attraversa dobbiamo definirlo cristallino. Le bollicine sono fini ma con poca spinta di risalita.
Naso spostato su sensazioni fruttate in piena maturazione; una bella frutta a pasta gialla e bianca, accenni di frutta disidratata, ed una nota di frutta candita; chiude il panorama un vegetale secco di paglia.
In bocca la bollicina è fiacca, fatica a far sentire la sua presenza e l’equilibrio è demandato alla freschezza. I ritorni di gusto sono basati su frutta matura, con accenni a distillati di frutta. Il vino ha poca tensione in bocca, risulta poco dinamico, sembra che stia tornando ad essere vino e non uno spumante.
Possiamo ipotizzare che una sboccatura di un anno e mezzo fa sia troppo per un signore che ha riposato per più di cinque anni indisturbato. Peccato perché nel nostro primo incontro ci aveva ammaliato.