Siamo arrivati alla penultima serata, quella che sulla carta aveva destato meno interesse nei partecipanti, ma che invece ha visto una massiccia adesione. Tanti sono ancora i preconcetti che avvolgono il termine “Bio” e noi abbiamo cercato di capirne un po’ di più.
Da quando l’Europa ha regolamentato nel 2012 la produzione “biologica” stabilendo le pratiche da seguire sia in vigna che in cantina si è assistito ad un proliferare di prodotti marchiati con la fogliolina a sfondo verde.
Nei prodotti biodinamici rifermentati in bottiglia il limite di solfiti è di 60 mg/L, ma qualche produttore riesce ad usarne meno. L’utilizzo dei lieviti selezionati, ovviamente non OGM, è ammesso solo per la seconda rifermentazione in bottiglia.
Tutto questo come si traduce nella piacevolezza di beva? Ancora un po’ di pazienza e leggetevi le nostre impressioni…
Toscana: Canneta, “Satis”, Pas Dosè s.a., Vernaccia 50%, Trebbiano 50%
L’azienda, fin dalla sua creazione nel 1979, ha praticato sempre l’agricoltura biologica, ottenendo nel 1990 la certificazione, molto tempo prima della direttiva CEE, diventando di fatto uno dei pionieri bio in Toscana.
Le vigne, situate ad un’altezza di circa 200 mt. slm, sono allevate su terreni formati prevalentemente da sabbie plioceniche ricche di fossili, comunemente detto “Tufino”. Prodotto in 800 esemplari questo metodo classico è l’ultimo nato della linea di prodotti aziendali. L’approccio con la bottiglia è ostico. Il tappo, vigile custode, non vuole sapere di separarsi dal collo della bottiglia. Sono necessarie le pinze per poter accedere al liquido contenuto.
Versato nei bicchieri si può apprezzare un brillante giallo paglierino con tonalità ancora verdognole. La spuma prodotta è abbondante ma si dirada in fretta.
Olfattivamente parlando è timido, non si concede con facilità tanto che dobbiamo avvicinare il naso per percepire le sensazioni. Apre con una nota, agrumata bergamotto con un timido sottofondo di ginestra.
In bocca l’attacco è citrino corrispondente al naso. La salivazione è copiosa ed i ricordi portano ad un pompelmo rosa e lime. La bollicina è leggermente esuberante, ma resta bene integrata nel vino fino alla fine. In chiusura è apprezzabile una leggera sapidità che ricorda una mela golden acerba. Buona la persistenza che si arricchisce con una nota ammandorlata finale di chiusura.
Lombardia: Vedrine, “Nuit Rosè”, Brut 2014, Groppello Gentile 100%
Anche questa azienda ha abbracciato la filosofia bio fin dalla sua nascita nel 2002. I quattro ettari di vigna di proprietà sono situati nella parte bresciana a sud del Lago di Garda, su terreni calcareo sabbiosi. Il vitigno utilizzato è uno dei cloni del Groppello, uva tipicamente utilizzata per la produzione dei rosati del Garda.
Colore ammaliante alla vista paragonabile ad un’albicocca matura con qualche striatura satinata. Numerosi fili di bollicine si levano dal bevante per guadagnare la sommità esplodendo con discreta continuità.
Naso delicato anche in questo caso ma con un panorama più variegato. Apre con note di frutti rossi fragranti, una piacevole fragolina di bosco e ribes rosso, sul sottofondo appare un accenno di rosa canina. A completamento una nota, ben definita, di tartufo sul finire.
Ingresso in bocca equilibrato. Piacevole freschezza, ben bilanciata da una struttura più larga che occupa la cavità orale. La bollicina, rotonda, esaurisce troppo presto la sua funzione lasciando un vino fermo in finale di beva. Questa piccola pecca fa perdere piacevolezza gustativa al vino appiattendone il gusto anziché renderlo dinamico. La bocca non è perfettamente pulita ma si possono percepire accenni di una caramella di frutta. Un maggior grip donerebbe maggiore godibilità.
Toscana: Fattoria di Montechiari, “Donna Catherine”, Brut 2013, Pinot nero 100%
Torniamo in Toscana, vicino casa nostra, a Montecarlo di Lucca, dove Moreno Panattoni ha ricavato la sua azienda da un antico edificio che ospitava una fortezza militare del 1.300. Le vigne del pinot nero, allevate nei poderi di Galante Alto e Galante Basso, hanno un’età media di trent’anni.
La produzione viene fatta rigorosamente a mano ed in particolare la fase di remuage. Il prodotto è una dichiarazione d’amore alla moglie di Moreno, Donna Catherine Pirmez in Panattoni.
Alla vista si presenta con lo stesso colore di un petalo si rosa con piacevole, ma non eccessiva formazione di catenelle di risalita.
Naso suadente e non d’impatto. Dal bevante si possono percepire in prima battuta note di piccoli frutti rossi di sottobosco, riconducibili al vitigno di provenienza. Compaiono note agrumate di kumquat ed arancia sanguinella; su finire anche una piacevole nota di pasticceria completa lo spettro.
In bocca si apprezza la struttura decisamente imperniata sulla freschezza. La bollicina dopo un ingresso d’impatto lascia troppo presto il gusto del vino rendendole debole la sensazione di pungenza. Il finale di bocca ha una piacevole nota sapida ed una persistenza superiore alla media.
Sicilia: Funaro, Extra Brut 2011, Chardonnay 100%
Abbiamo già incontrato l’altro prodotto dell’azienda nella prima serata dedicata ai vitigni classici anch’esso prodotto biologico, ma nella versione Brut. Il millesimo 2011, corrisponde all’anno in cui l’azienda ha conseguito l’importante traguardo della certificazione “Bio”.
Forma una copiosa schiuma bianca alla mescita che diradandosi lascia nel bicchiere una piacevole collarette. Brillante giallo paglierino con formazione di perle, non numerose, ma di pregevole fattura.
Naso interessante e variegato. Apre con note di frutta con sensazioni aspre come susina ed accenni di pompelmo maturo. Si aggiungono ricordi di tropicali di mango e frutta a pasta bianca come la mela cotogna. Sul finire accenni floreali di camomilla. L’apporto dei lieviti ha connotazioni di pasticceria, riconducibili ad una brioche.
In bocca entra con piacevole freschezza in equilibrio col tenore alcolico. La bollicina è perfettamente integrata e lavora sinergicamente con le durezze per aumentarne la piacevolezza. Chiusura di bocca con accenno sapido che fondendosi col retrogusto di frutti allunga piacevolmente il ricordo.
Piemonte: Tenuta Ca’ du Russ, “Faiv Rosè”, Brut 2007, Nebbiolo 100%
Terminiamo la serata con un prodotto che sosta 96 mesi sui propri lieviti esausti. Dal sito del produttore abbiamo appreso che il vino base viene ottenuto avviando la prima fermentazione “solo con lieviti naturali senza enzimi ne allergeni proteici”. Questo per avere una riduzione significativa dei solfiti nel vino.
Procediamo con l’assaggio. Il colore è interessante e ci è piaciuto definirlo tenue oro rosso per la sua brillantezza. La CO2 si libera sotto forma di molteplici fini catenelle di bollicine che partono dai diversi punti del bevante.
Naso che spazia da sensazioni terziarie a quelle più vicine al vitigno. Apre con sensazioni balsamiche riconducibili ad anice stellato e mentuccia. Prosegue con accenni di tabacco e cenere di sigaro per poi regalarci una netta nota di camomilla ed infine una gelatina di piccoli frutti rossi di bosco.
In bocca se ne apprezza la struttura. Equilibrato e maturo regala piacevoli sensazioni gustative. Il retrogusto post beva è caratterizzato da una bella pesca e note di pasticceria supportate da una freschezza ben presente. La bollicina è fine e rotola bene integrata nella struttura. Il ricordo è lungo e la bocca pulita per un nuovo sorso.
Buonasera, sono Stefano Grandi quello del Satis. Grazie del commento che trovo azzeccato, va detto che siamo ancora nella fase sperimentale e quindi spero di fare meglio in futuro, ad esempio stiamo allungando i tempi di permanenza sur lies. Quanto al sughero, sono al corrente del problema che rimanderò al sugherificio, purtroppo questi inconvenienti non sono prevedibili. Cordiali saluti
Mi fa piacere che condividiate quanto emerso in degustazione. A disposizione per testare le nuove versioni del prodotto. Saluti