Siamo arrivati alla penultima serata del nostro ciclo di degustazioni dedicate ai metodi classici di cui si sente parlare poco (anche se qualcosa sta bollendo in pentola, quindi se siete interessati non mancate di seguire le prossime news) che prevede il confronto di due regioni come nella passata edizione.
Quest’anno sono di scena l’Emilia Romagna ed il Piemonte. Omettendo volutamente la zona d’elezione Piemontese, Alta langa, il confronto si è basato su prodotti ottenuti con uve “classiche”, senza omettere i due vitigni rappresentativi delle regioni: il lambrusco per l’Emilia-Romagna ed il nebbiolo per il Piemonte.
In generale la degustazione è stata sottotono rispetto alle aspettative, anche se non sono mancati prodotti che hanno entusiasmato i presenti. Onorato la presenza fra i degustatori dell’ amico Marco Garfagnini, promotore, quando era il patron dell’OCA Bianca, di una delle prime straordinarie “carte dei vini” di grandi Champagne in cui la selezione delle bottiglie era incentrata su piccoli produttori (récoltant-manipulant per gli Champagne) poco conosciuti ma di grande pregio.
La sua presenza ci fa capire che anche le nostre serate, pur con i dovuti distingui, sono qualcosa di unico e destinate ai veri amanti delle bollicine e questo non può che essere motivo di vanto e di incentivo per fare sempre meglio.
Dopo questo doveroso ringraziamento passiamo a quello che è stata la serata degustazione. Come al solito i prodotti presentati sono stati proposti in ordine di presa di spuma:
- Piemonte: Bersano, “Arturo Bersano”, Brut 2010, Pn 100%
- Emilia Romagna: Francesco Bellei , “Extra Cuvèe”, Brut s.a., Pn 70%, Ch 30%
- Emilia Romagna: Cantine dalla Volta, “Il Mattaglio”, Brut s.a., Pn 60%, Ch 40%
- Emilia Romagna: Cantine dalla Volta, “Il Mattaglio”, Pas Dosé s.a., Pn 60%, Ch 40%
- Emilia Romagna: Francesco Bellei , “Extra Cuvèe Rosso”, Brut 2011, Lambrusco di Sorbara 100%
- Piemonte: Negro Angelo, “Maria Elisa Rosé”, Brut 2009, Nebbiolo 100%
- Piemonte: Rocche dei Manzoni, “Riserva Elena”, Brut 2009, Pn 30%, Ch 70%
- Piemonte: Martinetti Franco, “Quarantatre”, Brut 2006, Pn 55%, Ch 45%
Le note della serata.
Piemonte: Bersano, “Arturo Bersano”, Brut 2010, Pn 100%
L’azienda produttrice deve il suo successo commerciale alla lungimiranza di proporre il Brachetto d’Acqui in versione spumantizzata. Al fondatore dell’ azienda, Arturo, è dedicato questo metodo classico in purezza composto da uve pinot nero e sboccata nel secondo semestre 2013.
Versato nel bicchiere si apprezza una generosa formazione di schiuma ed un piacevole colore giallo paglierino. Al naso non ci regala molte sensazioni odorose: possiamo riconoscere a fatica una leggera pesca ed un ovvio sentore di lievito. Anche la bocca non ci regala grandi sensazioni.
La bollicina, complice i 15 mesi di presa di spuma, si espande troppo vigorosamente senza avere però il giusto grip per darle complessità. Le durezze faticano a contenere la parte alcolica ed anche la persistenza viene penalizzata da questo scarso equilibrio.
Il ricordo degustativo si esaurisce dopo pochi secondi.
Emilia Romagna: Francesco Bellei , “Extra Cuvèe”, Brut s.a., Pn 70%, Ch 30%
Passiamo al primo campione emiliano figlio di una cuvée che sosta 18 mesi sui lieviti ed è stata sboccata a fine 2013. Alla mescita il vino appare brillante di colore paglierino con discreto perlage che si stacca dal fondo del bicchiere.
Espressivo anche al naso con ricordi agrumati, di frutta a polpa bianca ed accenni minerali. In bocca il minerale che avvertivamo al naso si trasforma in piacevole sapidità che però risulta staccata dalla struttura del vino.
La si percepisce solo nel palato mentre sulla lingua scivola via con troppa facilità. Di buon equilibrio resta con poca persistenza nella cavità orale dopo averlo deglutito. Personalmente penso che una maggiore sosta sui lieviti potrebbe integrare meglio le varie componenti nel vino.
Emilia Romagna: Cantine dalla Volta, “Il Mattaglio”, Brut s.a., Pn 60%, Ch 40%
Torniamo in casa di Christian Bellei, figlio d’arte, ed affermato enologo per la produzione di bollicine metodo classico. Fin’ora avevamo degustato il vitigno principe di Modena, ma questa volta ci vogliamo soffermare su questa classica cuvée che sosta 20 mesi sui lieviti ed è stata sboccata prima dell’estate.
Colore più carico dei precedenti campioni con ottima brillantezza e buona produzione di schiuma e perlage. Al naso oltre le classiche note fruttate si percepisce una piacevole punta di speziatura, identificabile come pepe bianco. In bocca entra fresco e sapido, ma anche in questo caso la percezione della sapidità si concentra sul palato e meno nel vino.
Buon equilibrio fra le componenti sia in attinenza che in contrapposizione. Piacevole salivazione post degustativa che aumenta la persistenza.
Emilia Romagna: Cantine dalla Volta, “Il Mattaglio”, Pas Dosé s.a., Pn 60%, Ch 40%
Facciamo un passo in avanti e a breve distanza assaggiamo il fratello maggiore del Mattaglio. Volutamente i prodotti sono stati serviti a ruota per poter apprezzare le note peculiari che nella versione non dosata dovrebbero emergere.
Alla vista nulla da segnalare rispetto al fratello, se non un tono leggermente più metallico del colore. Al naso il minerale è più evidente ad alle note fruttate si accompagnano note tostate di mandorla. La bocca è piacevole.
Entra compatto e tagliente e così rimane fino alla deglutizione, senza allargarsi. La sapidità è più integrata nel vino ed abbiamo maggior grip sulle papille. Chiude con una nota tostata che però vira troppo sulle morbidezze facendo perdere quella verticalità percepita nell’ingresso di bocca.
Emilia Romagna: Francesco Bellei , “Extra Cuvèe Rosso”, Brut 2011, Lambrusco di Sorbara 100%
Passiamo ai due rosati della serata, prima di approcciare i prodotti con maggior permanenza in cantina, e non potevamo non degustare il BrutRosso che, nato negli anni ’70 per volontà di Giuseppe Bellei, ha sdoganato il Lambrusco da vino di pronta beva a base per poter essere affinato sui lieviti.
Il nostro campione è un 2011 con sboccatura inizio 2014, quindi una permanenza sui lieviti di 24 mesi. Di colore rubino scarico, con buona estrazione di pigmenti, genera una copiosa spuma appena versato nel bevante. Al naso la tipica matrice fruttata del lambrusco è facilmente riconoscibile e piacevole.
In bocca una spiccata freschezza avvolge la cavità orale; poco percepibile l’aspetto sapido, ma il vino ha un perfetto equilibrio gustativo. Persistenza nella norma.
Piemonte: Negro Angelo, “Maria Elisa Rosé”, Brut 2009, Nebbiolo 100%
Per il secondo rosato della serata ci spostiamo in Piemonte, precisamente a nord del fiume Tanaro a Monteu Roero. Il vitigno è di quelli più rappresentativi della regione, il nebbiolo, la vendemmia il 2009, la sboccatura primo semestre 2014 con una permanenza di 48 mesi sui lieviti.
Nel versarlo apprezziamo il suo colore corallo scarico e la formazione di numerose catenelle di bollicine che si snodano nel bevante. Naso poco espressivo e difficilmente riconducibile al vitigno di provenienza. La note fruttate del nebbiolo sono poco percettibili ed anche l’impatto è molto tenue.
In bocca si presenta con una morbidezza di beva che lo rende troppo facile e lo snatura dal contesto geografico di produzione. La freschezza a mala pena argina il tenore alcolico riportato in etichetta: 13%. Chiude con una nota amaricante.
Piemonte: Rocche dei Manzoni, “Riserva Elena”, Brut 2009, Pn 30%, Ch 70%
Siamo alle battute finali e i due ultimi prodotti sono quelli più strutturati. Ci spostiamo in un’altra zona d’elezione per i rossi piemontesi: le Langhe, per l’esattezza a Monforte d’Alba.
Il prodotto riposa in bottiglia per 48 mesi, infatti la vendemmia è del 2009 e la sboccatura dei primi del corrente anno. Accattivante alla vista con la produzione di numerose piccole bollicine che scappano dal fondo del bicchiere per esplodere nel centro dello stesso. Colore giallo paglierino.
Naso fruttato, fragrante e con accenni di minerale. La bollicina in bocca resta coesa e non esplode. Ha un buon scivolamento sulla lingua senza troppa pungenza ed un piacevole grip.
L’equilibrio di gusto conferisce al prodotto una buona beva e le durezze un piacevole ricordo post deglutizione.
Piemonte: Martinetti Franco, “Quarantatre”, Brut 2006, Pn 55%, Ch 45%
Questo è un millesimo 2006 con sboccatura luglio 2014 e quindi una permanenza in bottiglia di minimo 60 mesi. La parte dello chardonnay viene fermentata in barriques e per il dosaggio viene utilizzato un Bas Armagnac del 1943.
Buona produzione di bianca schiuma nel bevante che quando si dirada ci fa percepire le fini e persistenti bollicine che fluttuano nel vino giallo carico.
Naso di impatto e complessità. Apre con note speziate che rimandano a vaniglia e ginger per passare da sensazioni tostate e miele, per finire su ricordi di frutta a pasta bianca; in una parola caleidoscopico.
In bocca è largo ma elegante. La bollicina è ben fusa nella struttura e non scappa sul palato. In equilibrio fra le sue componenti lascia la bocca con una piacevole e persistente sapidità.