Con i rosé siamo al terzo appuntamento dei cinque previsti. Stiamo veleggiando verso il ritorno, ma questa boa è stata molto interessante ed avvincente. I prodotti della serata hanno subito tutti una leggera permanenza sulle bucce delle uve, tutte a bacca nera, per permettere una tenue estrazione del colore e dei profumi. Occorre premettere che a livello gustativo in diversi campioni si è percepito anche una leggerissima vena tannica che puliva piacevolmente la bocca. Il numero di bottiglie prodotte in questa tipologia di bollicina classica sono assai inferiori rispetto a quelle in veste bianca. Negli ultimi anni, complice un mercato di giovani e non solo del gentil sesso, si è potuto apprezzare un contenuto aumento della produzione. Come per i vini fermi questa versione può risultare interessante negli abbinamenti per la loro struttura. Ma bando alle ciance cominciamo a versare qualcosa nel bicchiere che ci sta venendo sete…
Lombardia, Vedrine, Nuit Rosè, Brut Rosè 2015 e Pas Dosè Rosè 2015 Groppello gentile e Barbera in quantità non dichiarate
Avevamo già avuto il piacere di degustare questo prodotto l’anno scorso nella serata dedicata a vini biologici, in quanto l’azienda da sempre produce vini bio. Quest’anno lo abbiamo inserito nella serata rosè appositamente creata per assaggiare in contemporanea e comparare meglio questa tipologia. Dario Ferrarini oltre che il dosaggio brut ci ha inviato anche una versione “working progress” di pas dosè. La bottiglia è stata degorgiata dopo un periodo di sosta sulle fecce di 22 mesi, ma le altre continuano a maturare sulle cataste. Quindi la degustazione è stata fatta in comparazione dei due prodotti. Entrambi alla vista hanno lo stesso colore rosa antico con nuances salmone. Il pas dosè ha una costanza e numero di bollicine leggermente superiore al fratello. Al naso la situazione si capovolge, il brut è più complesso ed invitante, mentre il dosaggio zero fatica a concedersi. Frutti rossi ed un accenno di caramella di lampone per il dosato, frutti a pasta bianca con sensazione di freschezza come una susina non matura per il non dosato. L’utilizzo della barbera nella cuvée di quest’anno aumenta la freschezza in bocca con qualche spigolo in più. Nel Brut il dosaggio riesce a smussare questi angoli e a rendere la beva piacevole e succulenta. Nell’altra versione risulta essere ancora scorbutico in bocca. Bisognerebbe vedere se una permanenza a 28/30 mesi riuscisse ad allargare il gusto del vino per limare le punte. Si tanti bei discorsi… ma quale è piaciuto di più? I presenti, dopo ampia discussione, hanno privilegiato il brut, più godibile attualmente, ma io e pochi altri diamo fiducia a Dario e saremmo curiosi di risentire il non dosato con qualche mese in più. A buon intenditor…
Puglia, Cantine 7 Campanili, Libiam Rosè s.a. Pinot Nero 100%
La Puglia ha una discreta produzione di bollicina classiche ed infatti abbiamo già avuto modo di assaggiarle in FBM III sia prodotte con il metodo classico che con il metodo ancestrale. In entrambi i casi però l’utilizzo dei vini per la base spumante prevedeva l’utilizzo di vitigni autoctoni. Il campione che ci prestiamo ad assaggiare invece proviene da uno dei due vitigni internazionali che sono alla base delle più prestigiose cuvée: il Pinot nero. Generalmente questo vitigno deve “innamorarsi” del terreno su cui viene allevato per dare la sua massima espressione per cui siamo curiosi di sapere come si è comportato su questi suoli calcareo argillosi. Alla vista ha un colore tenue che ricorda i petali di rosa e produce una buona schiuma al momento della mescita. Al naso ha bisogno di qualche minuto che permetta di prendere pochi gradi per esprimere le note tipiche del vitigno. Si apprezzano i piccoli frutti rossi, acidi, come il ribes ma anche dolci come il lampone; nel complesso piacevole. In bocca la bollicina, latitante alla vista, esplode in tutta la cavità orale, ma abbandona troppo presto la struttura del vino. Vino equilibrato ma con una freschezza che fatica a tenere a bada il tenore alcolico, non potendo contare sulla sinergia della bollicina. La chiusura di bocca non è perfettamente pulita, e con l’aumento della temperatura la cosa si nota maggiormente. Ci saremmo aspettati qualcosa in più…
Sicilia, Colomba Bianca, 595 s.a. Nero d’Avola 100%
Stiamo per assaggiare un prodotto della più grande cooperativa vitivinicola della Sicilia. A disposizione dei soci otto giovani enologi per seguire le produzioni e sviluppare progetti innovativi con un occhio ai vini biologici e vegani. I terreni da cui proviene il Nero d’Avola base sono fra Salemi e Vita in provincia di Trapani ad un altezza fra 500 e 600 metri. Il nome del prodotto deriva dalla quota originaria dei vigneti: 595 metri slm. Il prodotto sosta 24 mesi in cantina. Alla vista rientra nelle tonalità fino a qui percepite con un bel rosa cipria ed una presenza accattivante di piccole bollicine. L’impatto al naso è avvolgente ed elegante. Apre con una bel ricordo di lieviti spostato su prodotti di pasticceria, a seguire frutti rossi che riportano a sensazioni piene ed equilibrate come fragole e lamponi. In bocca l’attacco è citrino e provoca un’abbondante salivazione. La bollicina, ben integrata nel liquido, collabora per amplificare le sensazioni dure. Dopo poco il vino si allarga ed i ritorni alle sensazioni percepite al naso sono netti e cadenzati. In chiusura di gusto viene fuori un piacevole accenno minerale, ipotizziamo dovuto ai terreni di provenienza. Piacevole scoperta di questa zona della Sicilia.
Piemonte, Cascina Gentile, Barbabianca 2014 Barbera 100%
Abbiamo avuto il piacere di conoscere la Cantina nella prima serata di questo ciclo di degustazioni eravamo rimasti favorevolmente impressionati per cui le aspettative ci sono… eccome. Anche in questo caso il prodotto è figlio di un uva tipica del Piemonte e con una ottima freschezza, quindi in teoria adatta alla spumantizzazione: la Barbera. Il produttore lo lascia maturare in cantina per 28 mesi prima di sboccarlo. L’aspetto visivo non si discosta da quanto visto finora. L’attacco olfattivo è croccante. Frutti rossi, una bella nota di lievito ed un finale di humus e fieno secco lo rendono dinamico. In bocca l’ingresso è agrumato. A differenza di prima non ci troviamo di fronte ad un limone ma bensì ad un cedro, più avvolgente e con inferiore acidità ma sempre di buona salivazione. Il gusto è pieno ed il ricordo nella bocca, dopo averlo deglutito, è piacevolmente persistente. Sul finale si apprezza una leggera nota sapida che impreziosisce il gusto. Spero di incontrare Daniele domenica 26 novembre a FIVI per potermi complimentare di persona.
Lombardia, Cascina Gnocco, Rosè s.a. Mornasca 100%
Ultimo prodotto della serata. Restiamo nella parte nord dello stivale, precisamente in Oltrepò Pavese. La composizione dei terreni è di origine calcarea-marnosa, che promette di ottenere vini di struttura e longevi nel tempo. L’uva utilizzata è la Mornasca, prefillossera, conosciuta anche con il vecchio nome di “Uva di Mornico”. Caduta in disuso negli anni sessanta, alcuni anni fa, il produttore di concerto con l’Università di Milano è riuscito a recuperarla ed a farla inserire nel registro nazionale delle varietà di viti. In pratica stiamo per degustare un prodotto unico che sosta ben 50 mesi sulle fecce prima di essere indirizzato verso il consumatore. Alla mescita forma una notevole schiuma bianca, indice di struttura, colore leggermente più metallico dei precedenti. Naso con i classici rimandi ai frutti rossi ma impreziositi da un ricordo di melograno molto netto. Non mancano nel bouquet accenni di erbe aromatiche ed una gelatina di mora. In bocca dal corpo del vino si percepisce che è stato pensato per durare nel tempo. Equilibrato nelle sue componenti acide e sapide rasenta l’equilibrio gustativo. Bollicina sferica e setosa che amplifica e sorregge il gusto verticale. Per finire una piacevole sapidità prende il sopravvento in chiusura di bocca. Decisamente un prodotto unico che credo sia anche di difficile reperibilità visto l’esiguo numero di bottiglie prodotte. Noi siamo stati fortunati…