Spenge sei candeline la ormai affermata anteprima del metodo classico piemontese “La Prima dell’Alta Langa”.
Dopo l’edizione del 2023 organizzata nella Galleria Grande della Reggia di Venaria, quella del 2022 nel Museo di Italdesign, quella dell’autunno 2019 a Palazzo Serbelloni a Milano e le due primissime edizioni (primavera 2019 e primavera 2018) al Castello di Grinzane Cavour, quest’anno è stato scelto il Teatro Regio di Torino.
Quella del 18 marzo è stata una messa in scena spumeggiante dove nel Foyer del Toro e nella Sala del Caminetto sono state posizionate le 65 case spumantistiche che hanno messo in degustazione oltre 150 etichette.
È stata presentato il millesimo 2020 – ricordo che per l’Alta Langa il millesimo è d’obbligo e non una scelta – ma è stato possibile assaggiare anche annate più datate come la 2012 che per dirla in altri termini significa una permanenza sulle fecce di oltre 100 mesi.
Numerosa la presenza di aziende che fino a due anni fa non facevano parte del Consorzio; alcune si sono associate direttamente altre sono passate dalla tappa VSQ prima di aderire.
Quello che si è respirato è uno spirito collaborativo che fa ben sperare per il raggiungimento dell’obbiettivo del Consorzio guidato da Mariacristina Castelletta di portare la produzione attuale di 3.2 mio di bottiglie ai 6 Mio entro il 2030 grazie l’ampliamento della superficie vitata da 377 a 597 ettari.
Questo da un lato permetterà di essere più competitivi sul mercato internazionale – ricordo che Franciacorta produce 23 Mio di bottiglie e TrentoDoc 13 Mio – dall’altro dovrebbe dare la possibilità ai produttori di aumentare la sosta in cantina prima della commercializzazione.
A mio giudizio l’allungamento della sosta non dovrebbe essere solo quello in fase di maturazione ma anche dopo la sboccatura. A parte il millesimo 2020, che ragioni temporali necessita ancora di affinamento in bottiglia, ho notato che le annate più vecchie esprimono un carattere maggiore e si assomigliano di più.
In altre parole, se immessi nel mercato dopo una sosta in cantina più lunga il prodotto ha maggiore identità.
La cosa è emersa nel bicchiere nel corso delle masterclass guidate dall’enologo Donato Lanati.
Cosa mi è piaciuto?
Location: 8 In certi momenti l’affluenza del pubblico era superiore alla capienza delle zone e quindi si è creata un po’ di confusione e di attesa per degustare i prodotti.
Concerto finale: 10 La possibilità di sentire arie delle più famose opere con i cantanti lirici a pochi metri è sicuramente un’esperienza che amplifica e permette una migliore memorizzazione del brand Alta langa.
Assaggi: Tanti e tutti di una pregevole qualità.
La 2020 di facile beva senza tanti fronzoli, adatta ad attirare il consumatore, unica riflessione i prezzi superiori ai competitors nazionali.
Le annate più vecchie 2019-2012 esprimono sempre maggiore carattere, frutto ancora evidente e continuano ad avere una spiccata acidità, segno che Alta Langa può riposare tranquillamente in cantina una volta degorgiata.
Prodotti che mi sono rimasti in testa più degli altri?
Monsignore XB 2020. Siamo a Vicoforte nelle Langhe Monregalesi. Dall’unione di Roberta Ceretto – si la figlia di Bruno – e suo marito, l’architetto Giuseppe Blengini nasce l’idea di valorizzare un territorio ancora tutto da scoprire. Il loro Alta Langa è un blend di Pinot nero e Chardonnay. Fermentazione alcolica in botti di legno senza controllo della temperatura, prolungata sosta sui lieviti esausti regalano sensazioni gustose e croccanti per uno spumante da tutto pasto.
Tenuta Santa Maria del Garino XB 2019. Tutta al femminile questa azienda composta dalle due sorelle Mondino. Pinot nero in purezza che sconta ancora qualche pecca di gioventù. Cosa mi ha colpito? La doppia veste con cui viene commercializzato. Per dare un’impronta più giovane al loro Alta Langa parte delle bottiglie prodotte vengono etichettate con una ”Etichetta d’Autore” realizzata dall’artista torinese Mario Schiavone. Anche l’occhio vuole la sua parte…
Poderi Cusmano Riserva Tenute Rade PD 2015. Prevalenza di Chardonnay e compendio di Pinot nero. Rapisce al naso per i suoi profumi evoluti ricchi di note di humus. Bollicina ancora in forma e cremosa, ottima persistenza e chiusura sapida fanno immaginare ad uno splendido abbinamento territoriale con il tartufo.
Ci vediamo per la settima edizione…