Con oltre 6.000 appassionati e più di 900 etichette in degustazione, l’edizione 2024 della Modena Champagne Experience si è conclusa in grande stile, confermandosi tra gli eventi più prestigiosi d’Europa per gli amanti e i professionisti del mondo dello Champagne. Organizzata da Excellence SIDI, la manifestazione ha offerto un viaggio emozionante tra i sapori, le storie e la cultura delle bollicine francesi, coinvolgendo grandi maison e piccoli vigneron in una due giorni indimenticabile presso i padiglioni di ModenaFiere.
La Forza di una Passione Intramontabile
In un periodo in cui il mercato vinicolo attraversa sfide economiche e cambiamenti nei gusti dei consumatori, il successo dell’evento dimostra quanto forte e radicata sia la passione italiana per lo Champagne. Luca Cuzziol, presidente di Excellence SIDI, ha sottolineato questo legame affermando: “L’interesse per lo Champagne non è mai calato, anzi, cresce costantemente grazie al nostro impegno a creare collaborazioni sinergiche tra aziende.”
L’Incontro tra Tradizione e Innovazione
David Chatillon e Maxime Toubart, rispettivamente presidenti dell’Union des Maisons de la Champagne e del Syndicat Général des Vignerons de la Champagne, hanno partecipato come ospiti d’onore, confermando il valore di questo evento per rafforzare il legame tra produttori e pubblico italiano. “Essere qui è una straordinaria opportunità per consolidare i nostri rapporti con un mercato come quello italiano,” ha commentato Chatillon, visibilmente emozionato dal calore del pubblico. Toubart ha aggiunto: “Gli italiani sanno apprezzare le sfumature dello Champagne con un’attenzione unica e una passione che non si riscontra ovunque.”
La Sfida delle Masterclass e l’Importanza dell’Accessibilità
Tra i momenti significativi di quest’anno, le Masterclass hanno rappresentato un’opportunità di formazione unica, guidata da esperti del settore, ma non hanno registrato il tutto esaurito. In parte, la partecipazione ridotta è stata attribuita ai costi aggiuntivi. Questo aspetto merita un’analisi approfondita, poiché rappresenta un invito a migliorare l’accessibilità per far avvicinare sempre più persone alla conoscenza tecnica del prodotto, un passo fondamentale per coltivare nuove generazioni di appassionati.
La Sfida dei Prezzi e il Ruolo della Ristorazione
Il mercato dello Champagne sta vivendo una fase di riflessione. L’Italia resta però un mercato fondamentale per le maison francesi, che continuano a trovare qui un pubblico ricettivo e appassionato, pronto a esplorare nuove proposte.
Nel contesto Horeca, dove il 90% dei clienti proviene dal settore della ristorazione, i prezzi di vendita in aumento rappresentano una sfida. Cuzziol ha sottolineato l’importanza di mantenere un equilibrio tra valore percepito e accessibilità, poiché una bottiglia invenduta non beneficia né i ristoratori né i produttori. Questo equilibrio è fondamentale per garantire che lo Champagne possa continuare a trovare posto sulle tavole italiane, sia nei locali più esclusivi sia nelle enoteche specializzate.
I consumatori italiani si stanno orientando verso etichette che offrono un miglior rapporto qualità-prezzo e udite udite, accanto alle etichette superpremium, cresce l’interesse per i metodi classici italiani. Questa tendenza segnala una maturazione del mercato italiano, che esplora sempre più le alternative nazionali.
Le mie impressioni
Ogni anno, Modena Champagne Experience riesce a sorprendere e coinvolgere grazie a novità che arricchiscono l’offerta e catturano i visitatori. Anche quest’ anno le cinque aree tematiche, ognuna dedicata a una delle principali regioni vitivinicole della Champagne: Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Côte des Bar e Maison Classiche. Grazie a questi percorsi di degustazione, i partecipanti hanno potuto scoprire le sfumature uniche che solo ogni terroir può offrire.
I miei preferiti? Devo dire che quest’anno sono rimasto un po’ deluso dai prodotti presenti provenienti dalla Côte des Blancs. Nelle nuove annate presentate lo chardonnay non mi ha comunicato la tensione e la vena minerale che normalmente caratterizza questa zona. Piacevole sorpresa invece nella Vallée de la Marne, patria del Meunier, dove i produttori stanno cominciando a valorizzare un’uva spesso relegata a gregaria.
Ho dovuto faticare un po’ a scovarli, ma alla fine sono riuscito ad estrapolare tre Chardonnay da ricordare.
Vincent d’Astrée Collection 1997 formato Magnum. Ci troviamo a Pierry (1er Cru), zona a confine tra la Côte des Blancs e la Vallè de la Marne. 110 ha suddivisi tra 50% Meunier 32% Chardonnay 18% Pinot Noir. Il millesimo degustato proviene da una stagione caratterizzata da inverni molto rigidi, primavere con gelate ed estate, mese d’agosto, molto caldo. Cosa ha prodotto tutto ciò? Una conservazione dell’acidità che ha reso questo millesimo sottile e maturo. Lo Chardonnay in purezza della Collection 1997 ha proprio queste caratteristiche. Vinificato solo in acciaio, pur non avendo svolto la malolattica che rende biologicamente più stabili e sani i vini base, ha riposato tranquillamente più di 20 anni sui propri lieviti senza mostrare cenni di cedimento. In bocca l’acidità è vibrante, quasi nervosa, il vino ha struttura ma mantiene una bella dinamicità, scattante. Sensazioni di frutta tropicale, ricordi di tarassaco e sbuffi di salsedine accompagnano il sorso e donano struttura al gusto.
Colin Les Prôles et Chetivins 2012. Siamo a Vertus (1er Cru) quasi in fondo alla Côte des Blancs. Il 2012 è stata un’annata contrastata, caratterizzata da un inverno mite e secco. Primavera fresca e piovosa con alcune gelate, estate calda con agosto torrido. Tuto questo ha portato a ridurre la produzione delle uve ma di grande qualità. Per dirla in due parole un millesimo caratterizzato da equilibrio ed eleganza. Questo prodotto proviene da vecchie vigne, con più di 60 anni di età, allevate nei due “Lieux dits” ( “località”, un pezzo di terra con un determinato nome derivato da una proprietà, o da una particolarità del luogo) espressi in etichetta. Anche qui ci troviamo di fronte ad uno champagne che riposa per almeno 11 anni in cantina prima di essere messo in commercio. Al gusto è deciso, con una tensione che cattura immediatamente, sostenuta da un’acidità minerale che definisce ogni dettaglio, esaltando la trama cremosa e vellutata del vino. La chiusura di bocca è secca, con appena due grammi di zucchero residuo, offre un finale lungo e calcareo che chiude magnificamente il viaggio gustativo.
Sanger Triangle Mineral 2018.
Ci spostiamo ad Avize (uno dei 6 ex Gran Cru) in piena Côte des Blancs. Il millesimo 2018 è stato caratterizzato da inverni miti e piovosi che si sono mantenuti anche nella successiva primavera. In estate un aumento generalizzato delle temperature ha fatto superare i picchi di calore registrati nella torrida estate 2003. Tutto ciò ha portato a vendemmiare uve con buon tenore zuccherino che hanno prodotto vini base caratterizzati da volume al corpo e profumi fruttati. Il “Triangle Mineral” ha un impatto olfattivo avvolgente e ammaliante, con note di frutta a bacca gialla matura e frutta candita. In bocca, la freschezza e l’eleganza del vino si esprimono appieno: la frutta gialla matura e gli agrumi canditi esplodono sul palato, regalando complessità e intensità. La selezione esclusiva di un solo vitigno, un’unica annata e una singola parcella crea un vero e proprio “Triangolo Minerale,” dove ogni nota gustativa e olfattiva è una celebrazione della maturità e della nobiltà dello Chardonnay.
Che altro dire…. ah ci vediamo alla prossima edizione… e non è detto che sia ancora Modena.