Mancano pochi giorni ad uno degli eventi più importanti del panorama enologico italiano, Vinitaly, che si terrà a Verona Fiere dal 7 al 10 aprile 2019. Circa 4600 produttori saranno presenti e sarà impossibile poter degustare tutte le eccellenze presenti nei padiglioni espositivi. Per questo, per dirla con le famose parole di De Andrè, ”mi sono preso la briga e di certo il gusto di dare a tutti il consiglio giusto” per chi, a spasso tra i padiglioni, dispone di poco tempo e vuole approfondire alcune realtà enologiche della nostra penisola, introducendone anche di meno note al grande pubblico ma al tempo stesso eccellenti e degne di essere conosciute e apprezzate. La presentazione dei nostri consigli segue il posizionamento geografico delle varie regioni partendo dal Nord.
Alto-Adige
L’Alto Adige è una terra la cui produzione vinicola raggiunge livelli di qualità eccelsi. I vini prodotti in questo territorio relativamente piccolo (5000 viticoltori coltivano una superficie di soli 5400 ettari circa) sono in grado di donarci grandi emozioni. Il 60% circa della produzione è dedicata ai vini bianchi che spiccano per i loro profumi variegati, per la loro freschezza e mineralità e dotati spesso di ottima struttura. Caratteristiche di qualità che ritroviamo anche nei vini rossi ottenuti da vitigni autoctoni quali la Schiava è il Lagrein ma anche da vitigni internazionali che qui hanno trovato un habitat ideale. Le caratteristiche di freschezza e complessità olfattiva delle uve prodotte in queste terre le rendono particolarmente adatte alla produzione di spumanti Metodo Classico ed un ottimo esempio di questa affermazione è il vino che vi vogliamo qui raccontare.
PAD 6 Stand D23 Lorenz Martini
DOC Alto Adige Brut “Comitissa”: Pinot nero 40%, Pinot Bianco 30%, Chardonnay 30%
All’interno della DOC che prevede la produzione di vini con la rifermentazione in bottiglia, sei produttori hanno deciso di dare vita alla Südtiroler Sekt ovvero l’Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico Alto Adige. Si tratta di bollicine finissime, eleganti, sapide, verticali e taglienti come bisturi. La produzione è di nicchia tanto che in tutto si arriva a 250.000 bottiglie. Dal terroir di Cologna San Genisio posto ad 800 metri slm, nei pressi di Bolzano, caratterizzato dalla presenza di porfido, vi segnaliamo “Comitissa” il prodotto della cantina Lorenz Martini, normalmente sosta 36 mesi sui lieviti. Versato nel bevante produce una bella schiuma bianca che si dirada a fatica. Brillante paglierino con riflessi verdolini, che preannunciano una bella sferzata in bocca, si arricchisce di piccole perle che salgono organizzate nel bicchiere. Il panorama olfattivo è caratterizzato da una decisa presenza di frutti a pasta bianca leggermente acerba, mela, e pera williams su tutti, non mancano accenni di frutti tropicali. La fragranza dei lieviti non è banale, ma spostata su note di croissant e biscotto al cocco, una nota minerale pizzicante chiude il bouquet. La bocca è invasa dalla schiuma prodotta dalle bollicine che però dopo si tuffano nel liquido e lo accompagnano in tutta la beva. Freschezza assimilabile ai frutti percepiti al naso. La marcia in più di questo prodotto è la composta sapidità che regge la struttura. Mai eccessiva accompagna il gusto di bocca donandogli profondità.
Valle D’Aosta
Parlare della Valle d’Aosta è come toccare con mano quella che si definisce “viticoltura eroica”
L’altezza dei vigneti varia da 300-400 metri nella Bassa Valle, a 500-700 metri nella Vallata Centrale, fino a oltre 800 metri nella Valle Alta. A Morgex, a 1.225 metri c’è il vigneto più̀ alto di tutta Europa.
Nei terrazzamenti le vendemmie vengono svolte manualmente, poca è l’automazione e molto invece il lavoro dell’uomo in un “terroir” unico al mondo. Di seguito tre prodotti che rappresentano la produzione di questa magnifica regione.
PAD 12 Stand A3-B3 Les Cretes
L’Azienda, di proprietà̀ della Famiglia Charrère, gestisce 20 ettari di vigneto distribuiti in sei comuni valdostani. Il rispetto dell’ambiente è il filo conduttore di tutta la produzione, tanto che si racconta che le figlie Elena ed Eleonora classe 1977 e 1980, avevano il compito di procurare coccinelle che, trasportate con cura in vigna avrebbero avuto il compito di divorare gli acari nocivi. L’azienda tutt’oggi coltiva vitigni autoctoni come la Premetta (Prié Rouge), ed il Fumin, altro ceppo “autoctono”, salvato dall’estinzione e vinificato con risultati eclatanti, tanto da meritarsi già nel 1999 l’attenzione della critica Nazionale con “Il sole di Luigi Veronelli”.
DOC Valle d’Aosta, Chardonnay Cuvée Bois
Chardonnay 100%, vinificato e affinato “sur lie” per 11 mesi in rovere francese con “batonnage”.
Di colore giallo dorato, fa subito apprezzare le peculiarità̀ del vitigno con sentori di banana, ananas e cedro candito, l’affinamento in botti di rovere ci rimanda ad nuances di vaniglia, cannella e mandorla dolce. Coerente il sorso con rimandi di frutta secca inseriti in un corpo armonioso e di grande eleganza. Lunga la persistenza su un finale di note tostate.
PAD 12 Stand A3-B3 Lo Triolet
L’azienda Lo Triolet nasce nel 1993 e si trova ad Introd, comune valdostano di poco più di 600 abitanti. E’ guidata da Marco Martin, produttore con una grande passione per la coltivazione dei vigneti autoctoni.
I vigneti, ubicati, oltre che nel comune di Introd, anche a Villeneuve e Nus, vengono coltivati seguendo le tecniche di lotta integrata, nel rispetto dell’ambiente e del prodotto.
I suoli di origine, sabbiosa e di derivazione morenica, con una forte componente minerale danno vini freschi ed eleganti, ottima espressione del terroir valdostano.
DOC Valle d’Aosta Fumin:
Marco Martin ci racconta come “questo vitigno valdostano è molto delicato e va seguito attentamente. La zona di coltivazione e il diradamento sono molto importanti per ottenere un prodotto di ottima qualità”
Fumin 90%, Gamaret 10% Pigiatura delle uve appena raccolte manualmente e fermentazione in acciaio per 12-14 giorni 25-28°C. Affinamento per 9 mesi in barriques e tonneaux di rovere francese e una piccola parte in botti di acciaio. Veste rubino con riflessi purpurei, Il fumin ha un profumo intenso con sentori di mora e mirtillo maturi, sfumature speziate ed un sorso vellutato e morbido. Un vino caldo, dalla trama tannica elegante ed una buona acidità che lo rendono piacevolmente beverino. Il Finale di media persistenza rimanda nuovamente a sentori di frutti rossi.
PAD 12 Stand A3-B3 La Crotta di Vegneron
La Cooperativa Crotta di Vegneron nasce nel 1980 grazie all’impegno di circa 25 soci. Oggi la cantina conta più̀ di settanta soci, e produce una media di circa 200mila bottiglie all’anno, le viti crescono a un’altitudine compresa tra i 500 e gli 850 metri sul livello del mare, favorite da un microclima in cui sono scarse le precipitazioni, mentre è alta l’escursione termica tra il giorno e la notte. La filosofia di La Crotta di Vegneron è quella di valorizzare i vitigni autoctoni come Petit Rouge, Fumin, Vien de Nus oltre, Muscat de Chambave e Nus Malvoisie. La produzione Aziendale è impegnata anche su vitigni internazionali come Pinot Noir, Gamay e Müller Thurgau che in Val d’Aosta hanno trovato un ottimo ambiente pedoclimatico
DOC Valle d’Aosta, Chambave Muscat Flétri Prieuré:
I grappoli migliori del Moscato bianco vengono messi ad appassire in particolari ambienti arieggiati; al termine dell’appassimento, le uve vengono vinificate in modo tradizionale in acciaio: il vino che se ne ottiene viene lasciato riposare fino al Natale dell’anno successivo alla vendemmia. Visivamente si presenta dorato, lucente. Il naso è intenso ed ampio con un susseguirsi di fiori di acacia, pesca gialla, albicocca, timo, salvia, rosmarino e miele. In bocca caldo e morbido, sapidità̀ e freschezza bilanciano finemente il sorso verso una lunghissima persistenza sulle note di mandorla.
Piemonte
Per una delle regioni più rappresentative dell’Italia vitivinicola con i suoi 48000 ettari vitati e le circa 30000 cantine dedite alla produzione di vino d’eccellenza non è semplice dare indicazioni su dove dirigere l’attenzione, vogliamo comunque indicarvi alcune cantine i cui prodotti, di differente tipologia, ci hanno emozionato.
PAD 8 Stand B8/9 Cascina I Carpini
Nella splendida cornice dei Colli Tortonesi troviamo questa interessante cantina dedita alla coltivazione di vitigni autoctoni con grande attenzione al rispetto della natura.
In una regione conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini rossi non bisogna dimenticare la presenza di un vitigno a bacca bianca autoctono dei Colli Tortonesi che ci sorprende per la sua struttura, complessità ed un’inaspettata capacità di evoluzione nel tempo: il TIMORASSO. Un ottimo esempio di ciò che abbiamo appena affermato lo ritroviamo in uno dei vini prodotti dalla Cascina I Carpini.
DOC Colli Tortonesi, Timorasso Brezza d’estate:
vino prodotto da sole uve timorasso di proprietà, vendemmiate in leggera sovra maturazione, fermentate con l’utilizzo di lieviti indigeni e affinate in acciaio e in bottiglia. Si presenta nel bicchiere con un accattivante giallo oro, all’olfatto si propone subito con sentori di frutta gialla matura e ricordi di ginestra seguiti da accenni di pasticceria avvolte da effluvi iodati e minerali. Il sorso è caldo, di grande avvolgenza, equilibrato e caratterizzato da un piacevole e lunghissimo finale sapido.
PAD 8 Stand D4 Le Piane s.r.l.
Sulle colline di Novara nei territori della Doc Boca dove le vigne sono incastonate come pietre preziose in una corona di boschi troviamo l’azienda Le Piane sapientemente guidata da Cristoph Kuenzli. Il vitigno principe di questa Doc, nata nel 1969, la cui particolarità è il fatto di sorgere proprio sul Supervulcano della Valsesia, è il famigerato Nebbiolo che qui assume connotati di inaspettata eleganza e finezza, assemblato come da disciplinare con minori percentuali di uva Vespolina e Uva Rara (10%-30%). Una grande espressione delle caratteristiche di freschezza, mineralità e grandi capacità evolutive dei vini di questa Doc è proprio il vino prodotto da Cristoph.
DOC Boca: blend di Nebbiolo (85%) e Vespolina (15%) fermenta in tini aperti di legno con l’utilizzo di lieviti indigeni poi affina tre o quattro anni in botti grandi di rovere di Slavonia ed un anno in bottiglia. Il colore è rosso rubino di buona intensità e bella vivacità. Il ventaglio olfattivo apre intenso su sentori sia fruttati di mora mirtillo e ribes che speziati di pepe nero e noce moscata per poi declinare su note balsamiche e minerali di grafite. L’ingresso in bocca è intenso, caratterizzato da un’ottima vena acida tipica della denominazione, tannini ottimamente integrati ed un finale lungo e piacevolmente sapido.
PAD 8 Stand H8/9 Antica Cascina dei Conti di Roero
Nel Roero, sulla sponda destra del Tanaro, a Vezza d’Alba su terreni prevalentemente sabbiosi, arricchiti dalla presenza di fossili marini ed argille, ha sede quest’azienda che da una produzione tipicamente agricola, negli anni 70 decise la conversione al vitivinicolo.
M.C. Brut s.a. Nebbiolo 100%
Il colore è un bel rosa salmone carico impreziosito da una buona formazione di perlage. Al naso è intenso. La spinta di profumi provenienti dal bevante spazia dai frutti rossi in piena maturazione con ricordi fragranti di lieviti ed una chiusura speziata quasi peccante. Al gusto la bollicina resta in perfetta armonia col liquido ampliando la struttura del prodotto. Coerente con quanto percepito al naso si avvertono ricordi di frutto carnoso alla beva ed una piacevole pungenza speziata.
PAD 10 Stand I3 Marenco s.r.l.
La Valle Bagnario nell’alto Monferrato si estende a forma di ipsilon sulle colline di Strevi ed è una zona particolarmente vocata alla coltivazione del moscato. Qui il moscato viene tradizionalmente vinificato dopo un appassimento di circa un mese su graticci di legno esposti all’azione diretta del sole e coperti da teli durante la notte per poi essere fatto fermentare a contatto con le bucce per circa otto mesi. Il Moscato Passito della valle Bagnario ha ottenuto il riconoscimento come presidio slow food nel 2002 mentre la Doc Strevi nel 2005. Ottimo esempio di questo poco conosciuto vino dolce piemontese è lo Strevi Doc prodotto dall’azienda Marenco.
DOC Strevi Passrì Scrapona:
vino passito ottenuto da uve Moscato al 100%, fermentate dopo appassimento a contatto con le bucce per otto mesi ed affinato in barrique per due anni. Nel bicchiere si presenta con un bellissimo giallo ambrato di grande lucentezza. Naso complesso e piacevole declinato sulla frutta candita, marmellata di fichi, albicocche disidratate, gelsomino leggermente appassito, ricordi di miele, sentori di piccola pasticceria e frutti secchi. In bocca è avvolgente e morbido ben supportato da freschezza e sapidità di tutto rispetto, finale lungo improntato sui ricordi di frutta candita.
Veneto
Il Veneto, prima regione per produzione di vino in Italia, ha un territorio vasto e variegato, pianeggiante per oltre la metà ma con estese zone collinari e montane che insieme rappresentano il 40% della sua superficie. Ne conseguono differenze climatiche importanti, per altro condizionate dalla presenza tanto del mare quanto dal Lago di Garda ed una notevole varietà in termini di tipologia di vitigno, sistemi di allevamento e zone di riferimento. Ne deriva una ricchezza straordinaria in termine di denominazioni: ben 14 Docg, 28 Doc e 10 Igt. In una marea di possibilità era chiaramente arduo decidere quali vini privilegiare per una degustazione, sarebbe stato troppo scontato proporvi un prosecco (forse il vino italiano più conosciuto al mondo) o un blasonato amarone. Abbiamo quindi pensato che sarebbe stato forse più “divertente” suggerirvi l’assaggio di vini meno consueti, con la speranza che possano sorprendervi favorevolmente
PAD 4 Stand B5 Cá Rugate
DOCG Recioto di Soave La Perlara
La famiglia Tessari, ormai da un secolo, in quel territorio figlio di vulcani spenti che sono le colline di Rugate, nella provincia veronese, è riuscita nell’intento di coniugare in maniera magistrale tradizione e innovazione. Uno dei prodotti per noi più interessante, ottenuto per appassimento dell’uva garganega che, a queste latitudini, è utilizzata per la produzione quasi in esclusiva di sua maestà il prosecco, è il Recioto di Soave la Perlara. E’ una fortuna che quest’azienda agricola sperimenti nuove frontiere e riesca a regalarci questo Recioto, ottenuto dopo un appassimento direttamente in vigna delle uve (circa 6 mesi) ed un’affinamento di due anni, uno in barrique ed uno in bottiglia. Il vino appare alla vista dorato brillante con nuances color ambra e si apre al naso ampio e di rara eleganza, con profumi dolci di uva sultanina e fichi secchi, di frutta secca (noce e castagna), ma anche candita e disidratata, il tutto corredato da una nota balsamica e di miele di corbezzolo. In bocca mantiene le promesse, è vellutato e rotondo con una freschezza percettibile ed un finale sapido che invita a nuova beva. Versatile, perfetto con pasticceria secca, ma ottimo anche con erborinati o, semplicemente, da meditazione.
PAD 8 Stand D8/9 Le Fraghe
DOC Bardolino Classico Brol Grande
E’ nel territorio del Bardolino, e più precisamente nel comune di Cavaion, un bel paese sdraiato sul monte San Michele con splendida vista sul lago di Garda, che la vignaiola Matilde Poggi, titolare dell’azienda Le Fraghe e presidentessa FIVI coltiva poco meno di 30 ettari di vite e produce i suoi vini. Matilde (per usare le sue parole) non sfrutta la terra e neppure la possiede, piuttosto la “conserva”, cercando con il massimo impegno di tutelarne le sue irripetibili peculiarità. Noi vi invitiamo a degustare quello che, secondo noi, è forse la migliore espressione di questa filosofia produttiva, il Bardolino Classico Brol Grande. L’uvaggio è quello classico di Rondinella e Corvina, con prevalenza di quest’ultima. Alla vista si presenta con una veste di grande trasparenza, colore rosso rubino scarico con delicati riflessi granata. Al naso profumi di piccoli frutti di sottobosco, mirtilli e ribes e, a seguire, arancia sanguinella e chinotto; quindi floreali ed erbe aromatiche, poi una persistente nota balsamica di eucalipto ed a chiudere spezie dolci e pepe bianco. In bocca il sorso è fresco, assolutamente intrigante, con tannini morbidi, “felpati” e ben integrati. Di medio corpo e di facile beva, chiude con un gradevole finale leggermente mandorlato.
PAD 5 Stand E7 Maeli
M.C. Pas Dosé Moscato Giallo 100%
La cantina Maeli si trova a Baone, nel cuore dei Colli Euganei e le vigne sono allevate su terreno di origine vulcanica, ricco di calcare e argilla. Mineralità e potenza abbinate ad un vitigno, localmente chiamato fior d’arancio, normalmente relegato a prodotti da fine pasto. Bella sfida. Ammaliante alla vista nella sua veste dorata arricchita di piccole perle. Impronta aromatica al primo naso, accompagnata da note floreali di zagara a cui si aggiungono ricordi di frutta matura a pasta gialla nostrana e tropicale. Sul finale una piacevole pungenza minerale. In bocca, per un breve istante si riconosce il varietale che invece di virare verso sensazioni dolci viene domato e ricondotto a sensazioni minerali, quasi saline. La bollicina con buona spinta tattile aiuta a rendere gustosa la beva. Buona la persistenza gusto olfattiva.
Toscana
Lo sviluppo della viticoltura in Toscana si deve agli Etruschi, anche se dei vini della Toscana si inizia a scrivere diffusamente solo in epoca medioevale, quando il vino diventò prodotto essenziale per il commercio: risale infatti al 1282 la fondazione della corporazione dell’Arte dei Vinattieri. Oggi, la Toscana è di sicuro, assieme al Piemonte, una delle regioni italiane sinonimo di vini di altissima qualità. L‘estensione geografica copre circa 23.000 kmq di cui il 67% collinare, il 25% montuoso e l’8% pianeggiante, incluse le isole dell’Arcipelago Toscano. La produzione di vino riguarda tutto il territorio della regione. La superficie vitata è di quasi 60.000 ettari, per una produzione di più di 2 milioni di ettolitri di vino. La viticoltura è praticata per lo più in zone collinari, nelle quali la vite trova il suo ambiente di elezione, permettendo di ottenere vini di elevata qualità sia bianchi che rossi, sia di grande struttura che di più facile beva.
PAD F Stand 11 VI.TE. Casteldelpiano
La Lunigiana è uno dei territori più ricchi di vitigni autoctoni molto probabilmente perché per secoli è stata terra di passaggio per genti e merci, percorrendo la Via Francigena piuttosto che la Via del Sale. Oggi come allora, questo territorio offre ottime condizioni per la viticoltura, il Torrente Taverone, una volta molto impetuoso, ora si è scavato una valla profonda isolando un piccolo altopiano sul bordo del quale inizia il vigneto dell’azienda Casteldelpiano, situata nel comune di Licciana Nardi in provincia di Massa Carrara. La vicinanza del fiume e l’orientamento della valle verso il mare creano un microclima ideale per la maturazione delle uve. L’azienda punta sulla biodiversità e il suo vigneto conta otto varietà di uve coltivate tra le quali la pollera, il vermentino nero, il canaiolo e la durella gentile.
Durlindana Rosa: è uno dei vini più importanti dell’azienda. Si tratta di un vino rosato, fermo e secco, vinificato a partire da uve Pollera nera, che è un’uva rossa non troppo convinta di esserlo…quindi, per questo vino, viene vinificata in rosato e subisce una breve macerazione a cui segue la fermentazione in acciaio per 6 mesi per mantenere la freschezza e la tipicità del vitigno. Il vino che ne deriva è caratterizzato da spiccati profumi floreali freschi accompagnati a ricordi di erbe aromatiche mentre al gusto è segnato da grande mineralità e sapidità.
PAD 8 Stand D8/9 Tenuta Mariani
La tenuta Mariani è situata in Versilia, fra Viareggio e Lucca, nella parte alta di Bozzano, una frazione di Massarosa. Si estende per circa 12 ettari sulle colline attorno al lago di Massaciuccoli e a San Macario in Monte, che beneficiano di un clima mediterraneo: il caldo estivo è temperato dalla brezza marina e dalle notti fresche, mentre l’inverno è reso mite dalla vicinanza del mare. I suoli variano a seconda delle zone, scistosi sulle sommità delle colline, più argillosi ai bordi e in parte sabbiosi nelle vicinanze del Lago. I terreni sono condotti secondo i dettami dell’agricoltura biologica e cercando di seguire il più possibile, i principi della biodinamica, nascono vini capaci di raccontare un territorio, realizzati da vignaioli attenti e innamorati del proprio lavoro
M.C. Segreto Brut Pinot Nero 80% Chardonnay 20%:
Le uve vengono raccolte manualmente e trasportate in piccole ceste alla cantina dove vengono pressate e messe subito nelle couves. La fermentazione alcolica avviene in contenitori inox termoregolati, a 16° per 10/12 giorni e l’affinamento prosegue in acciaio per 6 mesi. Agli inizi di marzo avviene il tiraggio per la presa di spuma e le bottiglie vengono messe a riposare per 20 mesi. Una volta degorgiate si passa al dosaggio realizzato con vino bianco chardonnay, senza ulteriori aggiunte di zucchero.
Il “Segreto” prosegue l’affinamento in bottiglia per altri 3/4 mesi dove definisce le proprie caratteristiche.
Colore intenso e una bella limpidezza. Al naso è molto profumato con note fruttate e floreali ben presenti e in bocca risulta fresco e di buona struttura, le note fruttare sono esaltate dall’effervescenza e dall’acidità del vino che nel complesso risulta ben equilibrato.
PAD 9 Stand B2 Podere La Regola
M.C. Pas Dosè Gros Manseng. 90% Chardonnay 10%
Siamo a Riparbella a pochi chilometri dal mare e divisi dal territorio di Bolgheri dal fiume Cecina. Siamo in terra di rossi, non a caso il vino di punta dell’azienda è La Regola un supertuscan che nato venti anni fa con una base Sangiovese del 70%, si è trasformato nel tempo fino a divenire 100% Cabernet Franc. I terreni esprimono quindi potenza ma anche una piacevole mineralità. Caratteristiche che ritroviamo nel metodo classico. Brillante ed affascinante alla vista. Al naso si apprezza una bel frutto a pasta bianca supportato da un agrume in piena maturazione. Una pesca ed un mango caratterizzano l’olfatto. Alla beva la bollicina fa il suo ingresso in perfetta sintonia con la freschezza. Anche la chiusura di bocca, oltre ad una piacevole nota sapida si arricchisce di una sensazione di mandorla tostata che allunga il gusto.
PAD 9 Stand D15 Podere Scurtarola
Da molti la famiglia Lorieri produce vino da vigneti dei Colli di Candia, a Massa Carrara. Il nome del podere deriva dal termine dialettale “Scurtarola”, usato per indicare la scorciatoia che congiunge, passando attraverso i vigneti di Candia, la periferia di Massa con la città di Carrara. La tenuta si estende su oltre 5 ettari di terreno, situati in collina. Le caratteristiche del suolo costituito da arenaria intercalata a siltiti e argille, il microclima e la felice esposizione dei vigneti, rendono la zona eccellente per la produzione del Candia dei Colli Apuani.
Vernero: il vermentino nero, vitigno di esclusiva coltivazione nell’areale Apuano, abbandonato dai viticoltori del dopoguerra, ricordato con amore dai loro padri, nel 1987 Pierpaolo decise di riprenderlo e nel 1989 lo vinificò, nacque così il Vermentino nero. La vinificazione è semplice: uva nelle perfette condizioni, basse rese per ettaro, massima concentrazione, lunghe macerazioni e lunga permanenza nei caratelli, continuo controllo e affinamento in bottiglia consentono di ottenere un prodotto dai profumi intensi di marasca, mora e mirtillo su un fondo floreale di ginestra da cui emerge una nota tostata di caffè e un ricordo di bacche di vaniglia. Al gusto regala una suadente morbidezza, un buon corpo e ottima persistenza.
Emilia-Romagna
Quando si entra al Vinitaly (soprattutto la prima volta) difficilmente si freme dal desiderio di visitare, come primo padiglione, quello dell’Emilia Romagna; le sirene di altre regioni, con vini più blasonati, attirano la nostra attenzione. Ma se non l’avete mai assaggiata, questa potrebbe essere l’occasione per provare l’Albana di Romagna Docg, il primo vino bianco Italiano ad ottenere il riconoscimento Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Un vino inusuale ed inaspettato che vi darà grandi soddisfazioni. Il modo migliore per farlo? Enoteca regionale Emilia Romagna: qui troverete il consorzio di Bertinoro che raccoglie la migliore espressione dell’albana, vitigno già noto a Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, che degustandola ne decantò le proprietà, suggerendo di berlo in calici d’oro per rendere giustizia a così tanta bontà, (da cui il nome Bertinoro).
Vi invitiamo a degustare in piena libertà, facendovi guidare dall’istinto, le diverse produzioni di Albana, noi ci limitiamo a suggerirvi solo tre vini che rispondono a tre diverse interpretazioni di questo straordinario e per ora ancora poco conosciuto territorio.
PAD 1 Stand D9/C12 Zavalloni
DOCG Albana di Romagna Amedeo
Alla vista si presenta di un bel dorato cristallino, al naso si percepisce un frutto a polpa gialla e dei fiori di campo maturi, anch’essi gialli; il passaggio in legno (che però non è invadente) gli regala note di spezia dolce, mandorla e nocciola e persino una nuance di miele d’acacia. In bocca, pur denotando una buona freschezza e lievi tannini (non è un errore, l’albana pur essendo un bianco ha tannini percettibili) risulta intenso e avvolgente, di buona persistenza.
P.S. A livello didattico sarebbe interessante degustarlo in successione, dopo lo Zavalloni base, che fa solo acciaio, per meglio capire quante e quali differenze organolettiche porti il passaggio in barrique.
PAD 1 Stand D9/C12 Cantine Tre Monti
DOCG Albana di Romagna Vitalba
Quanto di più originale possiate degustare, un vitigno particolare, allevato in modo biologico ed affinato in anfora. Dopo la pigiatura infatti il mosto riposa in anfore georgiane dai 3 ai 4 mesi, un procedimento antichissimo che dona al vino note olfattive potenti, di scorza d’arancia, di frutta tropicale matura e, ovviamente, come si conviene all’albana, di albicocca. In bocca ha un sorso caldo ed intenso, la grande freschezza e la nota sapida equilibrano la sua avvolgenza vellutata, restituendo note di miele e di frutta candita. Decisamente appagante e molto persistente.
PAD 1 Stand D9/C12 Fattoria Zerbina
DOCG Albana di Romagna Passito Scacco Matto
E chiudiamo con un vino dolce, da dessert o da formaggi erborinati, una delle migliori espressioni della produzione italiana. Ci troviamo di fronte ad un muffato, è la botrytis cinerea a concentrare gli zuccheri negli acini aggiungendo profumi e sapori caratteristici. Alla vista si presenta luminoso, di uno straordinario dorato brillante, al naso è infinito, note di miele, datteri, frutta secca, albicocca disidrata, arancia e cedro canditi, crema pasticcera, erbe aromatiche e chi più ne ha più ne metta; è fine, elegante, ampio! La degustazione gusto-olfattiva non fa che mantenere le promesse, Scacco Matto è intenso, opulento, dolce e morbido come si conviene ad un passito ma anche abbastanza fresco e sapido, per questo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare non stanca ed invita a nuova beva…
P.S. se poi volete davvero fare Scacco Matto cercate di assaggiare AR, il passito top di Fattoria Zerbina, se al consorzio saranno generosi forse ve ne toccherà qualche goccia, ma vi assicuriamo che saranno sufficienti per serbarne un gran ricordo
Abruzzo
L’Abruzzo si estende dal cuore dell’Appennino al mare Adriatico, su un territorio prevalentemente montuoso e selvaggio. Il territorio passa dall’alta montagna, tra vette incontaminate, a dolci colline che degradano fino al mare.
Il protagonista indiscusso della viticoltura dell’Abruzzo è il Montepulciano che l’anno scorso ha festeggiato i suoi cinquant’anni dalla istituzione della denominazione in questa ragione. Il Montepulciano qui trova le condizioni ideali per potersi esprimere ai più̀ alti livelli anche se negli ultimi anni si assiste ad una rilevante ascesa dei vini bianchi ottenuti da vitigni della tradizione. Tra i vitigni a bacca bianca i più coltivati sono trebbiano abruzzese, pecorino, bombino bianco, trebbiano toscano.
PAD 12 Stand E5 Pasetti
DOC Trebbiano D’Abruzzo Madonella
Ultima etichetta dell’azienda Pasetti, la cui storia affonda le proprie radici in epoca Borbonica, che presenta la sua versione di Trebbiano d’Abruzzo sapientemente vinificato con sosta sui lieviti indigeni. Criomacerazione delle uve per 24 ore a 6 °C. Fermentazione in acciaio a temperatura controllata con lieviti indigeni. Affinamento sulle fecce nobili per 4 mesi e successivi 12 mesi in bottiglia. Le vigne sono ai piedi del massiccio centrale Gran Sasso sui Monti della Laga. E’ un ambiente incontaminato, caratterizzato da altissima luminosità̀, bassa umidità atmosferica, frequenti brezze, un’escursione termica tra giorno e notte che nell’epoca della maturazione può raggiungere anche i 15 gradi centigradi. E’ un vino che si presenta con una veste giallo paglierino intensa, con un suo bouquet di frutta esotica, scorza di agrume e frutta disidratata, con delicate sfumature di acacia ed erba falciata.
PAD 12 Stand E-H3/E-H4 Eredi Legonziano
M.C. Brut Carmine Festa Montonico 40%, Passerina 30%, Pecorino 30%
Eredi Legonziano già dal 2004 ha iniziato a sperimentare in cantina una produzione di spumante, metodo classico, che ha dato ottimi risultati. Ha sede sulle colline che circondano l’abitato della città di Lanciano ad un’altitudine media di m. 350 s.l.m. Un angolo d’Abruzzo, protetto ad ovest dalla Maiella e baciato ad est dal mar Adriatico. Oltre ad avvalersi dei più̀ attuali sistemi di monitoraggio dei vigneti sul territorio, ha realizzato importanti investimenti con lo scopo di estrarre e conservare intatte le caratteristiche organolettiche del prodotto. Il mosto fa una fermentazione in acciaio, dove il vino affina per 8-10 mesi, poi matura in bottiglia sui lieviti per 48 mesi. Al naso si presenta con note di frutta sciroppata e frutta secca, insieme al profumo di zagara ed una sfumatura speziata.
PAD 12 Stand H2 Illuminati
DOCG Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Zanna Riserva.
Vino di un’azienda che è un riferimento della regione. Viene prodotto nella omonima vigna Zanna sulle colline alla destra del fiume Tronto che degradano verso Adriatico, a quota 287 metri nel comune di Controguerra, in un clima dolcissimo e ventilato. Il terreno scarsamente poroso, di origine marnosa e contenuti argillosi determinanti, dona importante struttura al vino. Questo è un vino abruzzese di grande spessore e di incomparabile eleganza, grazie all’affinamento nelle botti di rovere di Slavonia da 25 hl di 24 mesi circa.
Campania
La Campania è uno dei più antichi nuclei di insediamento della vite e si caratterizza per la presenza di ceppi centenari in molti vigneti. In Campania si contano più di 100 vitigni autoctoni, una varietà che non ha pari in nessuna delle aree viticole del mondo tanto che nello scorso ventennio, mentre tutte le regioni vitivinicole del mondo concentravano la propria attenzione sui vitigni “internazionali”, la Campania ha scoraggiato, e in alcuni casi vietato, l’impianto di vigne con vitigni internazionali, puntando invece sulle varietà indigene. In molte zone i produttori hanno selezionato nei secoli i propri vitigni, portando le loro peculiarità intatte fino ai giorni nostri.
PAD 3 C6 Marisa Cuomo
Dal 1980, anno della sua fondazione, Cantine Marisa Cuomo produce i suoi vini attraverso la selezione di uve nobili esposte all’azione del sole e del mare della Costa d’Amalfi a cui si aggiunge la suggestiva cantina scavata nella roccia. Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo, con l’enologo Luigi Moio ed i viticoltori dell’azienda, scelgono di puntare sulla qualità per distinguersi nel panorama dell’enologia italiana con vini dal sapore unico e straordinario come il territorio della costa di Furore.
DOC Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva
Ripolo 40%, Fenile 30% Ginestra 30% questa la ricetta di un blend di uve
surmature, raccolte manualmente sui pendi della costa di Furore e fermentate per tre mesi in barriques di rovere. La sua veste ha un colore giallo carico con riflessi oro.
L’olfatto è intenso: albicocche, mele, agrumi, fiori di ginestra, erbe aromatiche e frutta esotica. Morbido, denso e spiccatamente salino con una lunga persistenza e finale di albicocca secca, uva passa e canditi.
PAD 8 G8/9 Mustilli
La famiglia Mustilli giunse a Sant’Agata dei Goti all’inizio del ‘500: proveniva da Ravello, allora cittadina della gloriosa Repubblica d’Amalfi, e scelse il borgo sannita come nuova terra di lavoro. La cultura del vino si intreccia da sempre con la storia familiare come ancora oggi documentano le straordinarie cantine scavate nel tufo sotto il palazzo di famiglia dove vengono invecchiati vini pregiati. Negli anni ’70 Leonardo e Marili Mustilli decisero di rinnovare la tradizione familiare della coltivazione della vite, reimpiantando nelle colline di Sant’Agata dei Goti i vitigni autoctoni campani quali Falanghina, Greco, Aglianico e Piedirosso, all’epoca abbandonati o sostituiti da vitigni cosiddetti internazionali. La Falanghina Mustilli del 1979 e’ stata la prima Falanghina al mondo vinificata ed imbottigliata in purezza. Le figlie Paola e Anna Chiara, lavorano a tempo pieno nell’azienda; Paola gestisce l’aspetto commerciale e di comunicazione, Anna Chiara la conduzione dei vigneti e la cantina.
DOC Artus Piedirosso Sannio Sant’Agata dei Gori
Piedirosso in purezza proveniente dal vigneto Pozzillo nel comune di Sant’Agata dei Goti, selezionata e raccolta a mano. Fermentazione in vasi di ceramica per circa 3 settimane. Maturazione sempre in vasi di ceramica per circa 12 mesi, cui segue un affinamento in bottiglia di minimo 6 mesi. Di colore rosso rubino lucente con riflessi porpora sorprende per il ventaglio olfattivo ottenuto senza l’impiego della maturazione in legno: prugne, amarene, e frutti rossi, con ricordi di piante officinali, lavanda, salvia, timo alloro, pepe. Sorso gentile così come la trama tannica e la complessità data dall’evoluzione. Equilibrato ed intenso chiude con piacevoli note di frutta secca.
Sardegna e Sicilia
Come nel resto d’Italia, anche nelle due isole maggiori, l’enologia e il panorama viticolo sono parte essenziale del paesaggio. Sicilia (107000 h) e Sardegna (27000 h) per la particolare posizione geografica, sono state storicamente crocevia di scambi e incontri fra culture e popolazioni diverse, che hanno nei secoli non poco contributo allo sviluppo della viticoltura e della vinificazione (in primis i Fenici in Sardegna e i greci in Sicilia). Sono regioni quindi in cui si vinifica da millenni, ma è soprattutto negli ultimi decenni che, grazie anche all’intervento di grandissimi enologi, (primo fra tutti il tosco piemontese Tachis), che le produzioni di entrambe le regioni, spiccano per originalità, personalità e ricerca dell’eccellenza. Due le zone che più di altre rispondono a queste caratteristiche: il Sulcis e l’Etna. Alla salute.
PAD F Stand 35 VI.TE. Tenute Dettori
IGT Romangia Rosso “Tenores”
Nel Logudoro, su un colle che domina il suggestivo golfo dell’Asinara, in una delle zone più vocate per la produzione vitivinicola isolana, produce i suoi vini Alessandro Dettori. Si tratta di una vinificazione senza compromessi, vini naturali, da vitigni vinificati in purezza, diraspati a mano, non pigiati e non filtrati e affinati solo in cemento e bottiglia. Vini che non seguono le “sirene” del mercato, figli della “cultura” di un territorio che rispondono in primis all’esigenza di soddisfare il palato dei vignaiuoli che li producono. Vini a volte difficili di cui è però facile innamorarsi; fra le tante interessanti espressioni della produzione vi invitiamo a degustare Tenores, 100 % cannonau, vitigno simbolo dell’isola. Il colore è un rubino pieno, potente al naso che solletica con profumi netti, che spaziano, come si conviene ad un grande rosso, dai sentori fruttati e floreali a quelli speziati e tostati, il tutto corredato da una lunga nota balsamica che ricorda la macchia mediterranea ed il ginepro. Al sorso si percepisce un grande corpo, il tenore alcolico nettamente percepibile si accompagna ad una spiccata ed avvolgente morbidezza e viene comunque bilanciato da una buona freschezza ed una percettibile ma lieve tannicità. Beva impegnativa e di rara persistenza: un vero, schietto, austero, sorso di Sardegna.
PAD 2 Stand A9 Terrazze dell’Etna
DOC Etna Rosso “Cirneco”
In Sicilia esiste un territorio che rappresenta, per condizioni pedoclimatiche, un’isola nell’isola. E’ un territorio particolarissimo che da qualche anno si pone meritatamente all’attenzione di appassionati ed addetti ai lavori, con una produzione fortemente caratterizzata ed originale, le cui possibilità sono ancora in parte inespresse e che continuerà a sorprenderci non poco negli anni a venire. Stiamo chiaramente parlando dell’Etna. Fra coloro che, innamorati di questo territorio, ne hanno intuito le grandi potenzialità c’è Terrazze dell’Etna. Vi consigliamo vivamente di assaggiare il Cirneco, Cru aziendale a base nerello mascalese, che nasce da ridotte particelle di vigneto, vecchio di 70 e più anni, che si sviluppano dai 650 ai 950 m di altezza. Alla vista si presenta con una veste rubina piena e vivace, al naso è subito fine con sentori sia di spezia dolce che minerali; man mano che si apre, oltre ai floreali ed ai fruttati (more selvatiche ed altri piccoli frutti di bosco) percepiamo una nota sulfurea e di pietra bagnata, che esprime la franchezza rispetto al territorio di produzione. Pur robusto in bocca mantiene l’eleganza e stupisce per la freschezza, la sapidità ed i tannini vivaci che non inficiano un finale di bocca rotondo, morbido e di grande persistenza, rendendo il vino equilibrato e dalle grandi future potenzialità.
PAD 2 Stand A19/ B23 Firriato
M.C. Brut “Gaudensius” Nerello Mascalese 100%.
Chiudiamo il nostro focus con l’uva autoctona siciliana che sui versanti dell’Etna da risultati eccezionali. In questo caso siamo nei pressi de “a muntagna”, precisamente a Castiglione di Sicilia, ma le vigne sono allevate ad un’altezza di tutto rispetto… 650 mt. per cui le escursioni termiche riescono ad estrarre bene i terpeni. Colore paglierino con lievissimi accenni dorati con buona produzione di piccole bollicine nel bevante. Naso contenuto senza troppi sentori, ma riconoscibile una sensazione di agrumi ed un piacevole minerale di delicata pungenza. In bocca è coerente con quanto avvertito al naso; la bollicina ha una giusta rotondità e la sapidità ben la supporta. In chiusura di bocca piacevole tostatura di mandorla.
PAD 2 Stand B26 Tenute di Fessina
DOC Etna Bianco ”A Puddara”
E dopo un rosso, un bianco, ovviamente anche questo simbolo del territorio etneo: il carricante. Per approcciarci al Carricante scegliamo l’azienda Tenute di Fessina. La tenuta è sita proprio a ridosso delle vigne che sono suggestivamente racchiuse da due diverse colate laviche che rappresentano una chiusa naturale del vigneto. Fra i vini proposti dall’azienda ci ha particolarmente colpito (e ve ne consigliamo la degustazione) “A puddara”; un bianco che, nonostante il buon tenore alcolico, si presenta paglierino con riflessi verdolini … e non a caso. Al naso è infatti intenso e fresco, con richiami a frutti croccanti, dal citrino degli agrumi (arancia e pompelmo) alla mela verde e susina. Non mancano (nè potevano mancare) le note minerali, di pietra lavica che con i fiori freschi e le erbe aromatiche completano il corredo olfattivo. La bocca restituisce in coerenza le sensazioni percepite al naso, il vino è fresco e sapido e si sente quasi una “nota di carbonica”, consentendo alle durezze di bilanciare egregiamente l’importante tenore alcolico. Bella persistenza e grande promessa di longevità.
PAD 8 Stand B1/C1 Cantine Mesa
DOC Carignano del Sulcis Gavino Riserva
Ci spostiamo al Sud, nel territorio minerario del Sulcis Iglesiente. Qui, con vista sulle splendide dune bianche di Porto Pino si erge, bianca anch’essa, una cantina nata dall’intuizione del grande creativo Gavino Sanna e oggi di proprietà del gruppo Santa Margherita. Se nel nord Sardegna il vitigno di riferimento è il Vermentino ed al centro il Cannonau, qui al Sud il vitigno re, quello che promette (e mantiene) le migliori sensazioni è il Carignano. Noi vi invitiamo a degustare tutti i vini della cantina Mesa prestando però il giusto tempo e particolare attenzione al Gavino Riserva (così chiamato in onore del fondatore); vino che è forse la massima espressione della produzione vinicola della cantina e sicuramente uno dei Carignano più interessanti della regione. Di colore rubino vivacissimo con riflessi granata si apre al naso con intensità ed un corredo olfattivo ampio, nel quale spiccano sentori di frutta rossa e nera, fiori e macchia mediterranea, spezie dolci, tabacco biondo e polvere di cacao.
Al sorso è allo stesso tempo fine e potente, pur di gran corpo risulta perfettamente equilibrato da freschezza e mineralità, con tannini ben percettibili ma setosi e perfettamente integrati, la nota balsamica persiste anche nel retronasale, il finale di bocca è armonico ed elegante, persistente.